Simulano una rapina a mano armata per rubare il fondo cassa di un Coffee Shop a Bologna

Rapinatore e dipendente del bar complici, scoperti dalla Polizia di Stato



La Squadra Mobile della Polizia di Stato di Bologna, ha individuato e denunciato tre persone coinvolte in una simulazione di una rapina a mano armata. I fatti risalgono al  4 agosto scorso quando, in via Cristoforo Colombo 7, una dipendente dell’attività “C House Coffee Shop”, segnalava su linea d’emergenza 113 che un uomo era entrato approfittando della porta appena aperta e le intimava, strattonandola per un braccio, di consegnare il denaro contante ubicato dentro la cassaforte.

A detta della donna, lo stesso, immediatamente prima di uscire, la colpiva al volto con un pugno e fuggiva asportando la somma di euro 4.370 contenuta nel fondo cassa.
Sul posto, per le indagini del caso, si portava personale della Squadra Mobile che, dalla visione delle telecamere di sorveglianza vedeva il rapinatore, travisato con un cappuccio nero, che nella mano destra impugnava una pistola di colore nero. Stante la gravità di quanto appurato, la Polizia procedeva subito ad acquisire le immagini delle numerose telecamere della zona, al fine di ricostruire la via di fuga dell’uomo.

E’ doveroso premettere che, fin dalle prime fasi delle indagini, la versione fornita dalla dipendente del bar, una moldava classe 2000, incensurata, risultava poco credibile: infatti, l’intera condotta criminale – quindi l’ingresso dentro al bar, le fasi concitate della rapina e l’uscita dall’edificio – durava solo 19 secondi, lasso temporale che non appariva sufficiente a perpetrare la rapina in base alle simulazioni poi effettuate dai poliziotti intervenuti per ricostruire quanto accaduto.

La visione delle telecamere consentiva di notare il rapinatore che successivamente si allontanava dal bar a bordo di una bicicletta, facendo perdere le proprie tracce lungo via Colombo. Grazie all’attento lavoro, gli investigatori della Squadra Mobile individuavano un furgone bianco che sostava esattamente nel luogo in cui il rapinatore veniva perso di vista dalle telecamere. Il medesimo furgone veniva agganciato dai filmati antecedenti la rapina, mentre “pedinava” l’auto della vittima a partire da Sasso Marconi.

A seguito degli spunti investigativi descritti, grazie all’attività coordinata dal Sostituto Procuratore Dott. Pierini, gli Agenti effettuavano una perquisizione domiciliare a Rimini, luogo al quale si risaliva dopo aver individuato la targa del furgone tramite il sistema di lettura targhe del comune di Bologna e Sasso Marconi.

Veniva pertanto individuato l’utilizzatore del furgone nella data della rapina, il quale risultava essere un italiano del 2001 – con precedenti per minaccia, resistenza a Pubblico Ufficiale, furto e danneggiamento – il quale risultava essere un conoscente del marito della dipendente del Bar, vittima della rapina.  L’uomo, dunque, arrivava sul posto con il furgone bianco e lo parcheggiava fuori dal raggio delle telecamere del centro Navile e poi prendeva una bici per raggiungere il bar.

Al termine della perquisizione presso l’abitazione del finto rapinatore venivano rinvenuti la pistola (un’arma cosiddetta ‘scacciacani’ priva di tappo rosso), la bicicletta mtb ben visibile dalle telecamere del Centro Navile, oltre ai vestiti utilizzati durante la rapina, salvo la felpa scura che era invece rinvenuta presso l’abitazione della dipendente del bar  – finta vittima – e del marito della stessa, un moldavo del 2000 con precedenti per lesioni personali, furto, appropriazione indebita e violenza privata.

Su disposizione del PM Dott. Pierini si effettuavano gli interrogatori degli indagati, che permettevano, di fatto, di cristallizzare le condotte. I soggetti, pertanto, venivano deferiti in stato di libertà in concorso per il reato di furto aggravato, mentre la donna moldava veniva denunciata anche per simulazione di reato.