San Prospero, i Carabinieri TPC restituiscono alla Chiesa di Staggia acquasantiera del Seicento



Questa mattina, presso la Chiesa del “Santissimo Nome di Maria” di Staggia di San Prospero, l’acquasantiera a fusto in marmo rosso di Verona è stata riconsegnata dal Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Bologna, Tenente Colonnello Giuseppe De Gori, al Parroco della parrocchia “S. Prospero Vescovo” di San Prospero sulla Secchia, Don Aldo Pellacani.

La cerimonia si è svolta alla presenza del Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, Mons. Giuliano Gazzetti, del Sindaco di San Prospero, Sauro Borghi e del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Modena, Col. Antonio Caterino.

L’acquasantiera a fusto in marmo rosso di Verona, alta 119 cm e di diametro 70, realizzata da anonimo scultore veronese nella seconda metà del XVII secolo, scolpita a tutto tondo liscio con base a sezione triangolare scantonata con volute angolari, trafugata da ignoti malfattori tra il 14 e il 15 ottobre 2019, era stata recuperata dal Nucleo TPC di Bologna nel mese di giugno del 2022.

L’accurata attività di indagine è stata sviluppata dai Carabinieri TPC dopo essere venuti a conoscenza, nel corso di autonome indagini sui canali di commercializzazione illecita di beni culturali e della consueta attività di controllo delle piattaforme digitali, della vendita di un’antica acquasantiera proveniente dal furto consumato all’interno della chiesa di Staggia alla fine del 2019. Difatti, l’immagine dell’acquasantiera asportata era stata inserita all’epoca del furto nella “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti” gestita dal Comando TPC, e, proprio dai preliminari accertamenti condotti, i Carabinieri potevano rilevare che la foto del bene culturale posto in vendita sul mercato antiquariale nella provincia di Cuneo corrispondeva a quella trafugata tra il 14 e 15 ottobre 2019 dall’interno della Chiesa del “Santissimo Nome di Maria” di Staggia di San Prospero.

Contestualmente all’attività investigativa in corso, il Nucleo TPC di Bologna aveva ricevuto  un’analoga segnalazione da parte della Stazione Carabinieri di San Prospero, dopo che un cittadino del luogo, frequentatore e attento conoscitore dei beni d’arte presenti nella Chiesa di Staggia,  aveva riferito ai militari dell’Arma territoriale di aver rilevato sul WEB proprio la presenza dello stesso bene ecclesiastico su cui forniva ulteriori particolari utili per il suo riconoscimento, quale la presenza di un’armatura in ferro battuto realizzata alla fine degli anni ‘60 da un parrocchiano del posto e collocata, per una maggiore stabilità dell’opera, tra la vasca e la colonnetta di sostegno.

Per l’esito positivo della vicenda sono inoltre risultate importanti le ricerche storico-artistiche condotte dall’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, che attraverso la consultazione degli archivi ecclesiastici, poteva confermare la registrazione dell’acquasantiera nell’inventario storico della citata Arcidiocesi (nello specifico di quelli appartenenti alla Chiesa del Santissimo Nome di Maria), risalente all’anno 1972 così come la sua catalogazione avvenuta da parte dei funzionari dell’allora Soprintendenza per i beni artistici e storici di Modena e Reggio Emilia  nel 1997.

L’acquasantiera rubata all’interno della Chiesa di Staggia è ben visibile attraverso una foto che ritrae l’interno del suindicato luogo di culto dopo il sisma del mese di maggio del 2012, a seguito del quale la stessa rimase gravemente danneggiata e resa inagibile.

A conclusione delle indagini condotte dai Carabinieri dell’Arte, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cuneo, il Giudice per le Indagini Preliminari dello stesso Tribunale, in virtù della rivendica avanzata dal citato Ente Ecclesiastico, disponeva la restituzione dell’antica acquasantiera alla Chiesa di Staggia, consentendo così all’Arcidiocesi di Modena-Nonantola il ritorno del reperto proprio in occasione della Festa del Patrono e di poterlo restituire, a distanza di un anno dall’avvenuta ricostruzione e riapertura della Chiesa,  alla comunità parrocchiale e quindi all’intera collettività.