Carlo Boni: “Per il territorio appenninico è indispensabile migliorare l’assistenza al parto”



dottor Carlo Boni

“Siamo certi che nei prossimi mesi il dibattito sull’Ospedale Sant’Anna e in particolare sul Punto nascite tornerà ad essere vivace, e per cercare di evitare strumentalizzazioni, ci sembra importante esprimere una posizione chiara”. Così interviene il medico pediatra e capogruppo di maggioranza Carlo Boni, in relazione al recente intervento dell’Ausl di Reggio, a sua volta in risposta alla consigliera del gruppo Castelnovo ne’ Cuori Nadia Vassallo.

“Ritengo necessarie – prosegue Boni – alcune considerazioni più generali sulla necessità di una assistenza al parto e neonatale in montagna sicura ed efficace. Non si hanno dubbi sulla competenza e la ricerca costante della massima efficienza ed efficacia del sistema da parte dei responsabili e del personale della nostra Ausl e concordiamo con la decisa presa di posizione rispetto alla necessità di considerare in modo prioritario le competenze in una materia tanto delicata, senza accendere polemiche pretestuose e del tutto fuori luogo. Ribadiamo tuttavia la necessità di un percorso nascita sicuro per il nostro territorio, che ha obiettive difficoltà aggiuntive rispetto al resto della provincia. In sintesi: viviamo in un territorio che rappresenta da solo quasi la metà della intera superficie provinciale con una viabilità resa assai complicata dalla orografia e dunque dai dilatatissimi tempi di percorrenza. Non potendo o non volendo riaprire un punto nascita in montagna occorre ripensare una assistenza al parto che faccia fronte alle emergenze anche se rare, e dia sicurezza al territorio e alle giovani generazioni che senza un servizio adeguato ancora una volta vengono scoraggiate, quasi costrette ad emigrare verso zone meglio servite.

Questo, spero si comprenda finalmente, è un danno non solo perchè comporta un progressivo abbandono dell’Appennino con le gravi conseguenze a tutti note, ma si traduce in un aggravio e ad un aumento di complessità di gestione al centro, i cui effetti negativi sui servizi, sicurezza e qualità della vita sono ormai sotto gli occhi di tutti. Credo sia indispensabile cambiare marcia e approccio stimolando l’Ausl a un impegno nuovo, a ripensare a una organizzazione che, per quanto buona non è sufficiente a garantire sicurezza di intervento adeguato in tutte le situazioni che un territorio difficile come il nostro può trovarsi ad affrontare. Non credo sia da considerare l’attuale organizzazione del percorso come definitiva, ma occorra ripensarla in funzione della casistica ed alla sua evidente complessità. Un lavoro progressivo e condiviso, con sincera volontà di miglioramento, da condurre mettendo al bando ogni polemica inutile e a volte strumentale”.