Maltempo in Appennino, Coldiretti: i danni in agricoltura



Perdita di frutti, alberi defogliati, rami spezzati ma anche scoline intasate, strade bloccate e smottamenti: sono i devastanti effetti sulle campagne del violento episodio di maltempo con grandine e piogge torrenziali che si è abbattuto sulla montagna modenese nel pomeriggio di ieri. E’ quanto riporta Coldiretti Modena dopo le verifiche in campo effettuate dai tecnici nella giornata di oggi.

A Polinago e Gombola, come a Sestola, i danni sono stati causati dalle piogge torrenziali che hanno provocato intasamento delle scoline, smottamenti e ruscellamenti con conseguenti difficoltà nelle aziende ma anche alla viabilità locale. Qui – informa Coldiretti Modena – sono stati proprio gli agricoltori ad entrare in azione per liberare le strade e ripristinare la circolazione intervenendo con i trattori e spostare detriti e il terreno trascinato dalla corsa dell’acqua.

La grandine che nella zona di Montese si è abbattuta con chicchi grandi anche come noci – continua Coldiretti Modena – ha distrutto completamente la produzione di ciliegie e di frutta rossa dell’azienda Lancellotti proprio nella fase di piena maturazione, a pochi giorni dalla raccolta: mentre i frutti sono caduti a terra, i rami sono stati spezzati e le gli alberi defogliati. Anche la coltivazione della Patata di Montese ha subito danni ingenti a causa della perdita delle foglie con ripercussioni sullo sviluppo dei tuberi.

Siamo di fronte – sottolinea Coldiretti Modena – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo.

Si tratta – termina Coldiretti – degli effetti dei cambiamenti climatici che si abbattono su un territorio nazionale fragile, come quello montano in particolare, dove a causa della cementificazione e dall’abbandono ben 7423 comuni, il 94% del totale hanno parte del proprio territorio a rischio frane e/o alluvioni con oltre 8 milioni di persone che abitano nelle aree ad alta pericolosità, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ispra.