La ceramica italiana cresce nel 2021, migliorando i livelli pre pandemia



L’industria italiana delle piastrelle di ceramica chiude l’anno 2021 con un forte incremento di produzione, vendite ed export, tale da superare i livelli pre pandemia. La forte domanda di ceramica prodotta nella penisola proviene da tutti i Paesi del mondo; anche in Italia il mercato ritorna a crescere dopo vent’anni. Una positiva situazione che si scontra con i fortissimi rialzi nei costi di tutti i fattori produttivi, energia in primis; con la carenza di alcune tipologie di materie prime; con le difficoltà connesse ai trasporti via mare.

Sono queste alcune delle evidenze emerse durante la conferenza stampa di questa mattina ed approfondite nel pomeriggio nel corso di un convegno, che ha visto le relazioni tecniche di Giuseppe Schirone (Prometeia), Davide Tabarelli (Nomisma Energia) e Tiziano Bursi (Unimore) e la tavola rotonda con i vertici di Confindustria Ceramica (Giovanni Savorani), Acimac (Paolo Lamberti) e Federchimica Ceramicolor (Pierluigi Ghirelli) – le Associazioni rappresentative della filiera ceramica italiana – assieme a Vincenzo Colla, Assessore della Regione Emilia Romagna.

L’anno 2021 delle piastrelle di ceramica
Il preconsuntivo 2021 elaborato da Prometeia sui dati di settore evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica volumi di vendite intorno ai 458 milioni di metri quadrati (+12% rispetto al 2019), derivanti da esportazioni nell’ordine di 367 milioni di metri quadrati (+13%) e vendite sul mercato domestico per oltre 91 milioni di metri quadrati (+9%). La crescita interessa praticamente tutti i principali mercati del mondo, dove le performance più positive sono negli Stati Uniti, Germania, Belgio e Paesi Bassi. La produzione è attesa superare i 430 milioni di metri quadrati, in crescita del 25% circa.

Il commento del Presidente
“La positiva intonazione del mercato e della domanda ci consentirà di chiudere bene i bilanci di quest’anno, ma non possiamo assolutamente rallegrarci. La fortissima crescita nei costi di tutti i fattori produttivi sta mettendo a dura prova la competitività presente e futura delle nostre imprese. Forse per la prima volta nella nostra storia stiamo vivendo un paradosso: siamo pieni di ordini provenienti da tutto il mondo che si scontrano con tensioni altissime sulla marginalità.

La bolletta energetica dell’industria ceramica italiana era di 250 milioni di euro che, a seguito di aumenti nell’ordine del 400%, oggi si approssima al miliardo. Una esplosione di costi che, anche in presenza di aumenti nei listini, non appare sostenibile. Sono urgenti e necessari interventi per calmierare l’insostenibile situazione del gas naturale. Una prima misura potrebbe essere la sostituzione di quota parte del gas di importazione con altro di produzione nazionale, a prezzi calmierati ed inserito all’interno di un percorso di transizione energetica. Nel 1995 nel nostro Paese venivano estratti oltre 20 miliardi di metri cubi, mentre oggi siamo a 4: una opzione che, se non attuata in tempi brevi, potrebbe scontare il rischio di trovare il bicchiere vuoto, in quanto alcuni paesi frontalieri attingono già da questi giacimenti condivisi.

Il rialzo nei costi dell’energia deriva anche da quotazioni degli ETS che, da 20 / 25 euro a tonnellata, hanno raggiunto adesso gli 85 euro. La continua crescita dei prezzi della C02 deriva anche dall’intensa attività speculativa che presenta un risultato controproducente: trasferire risorse dall’economia reale, fatta di imprese e lavoro, alla finanza.

Il principio di intervenire per salvaguardare il pianeta, all’interno di un percorso di transizione energetica, ci vede assolutamente d’accordo – ha ribadito Giovanni Savorani –. E’ però necessario che ci si sposti verso altre fonti energetiche quando queste siano disponibili e a prezzi concorrenziali con il gas. Questo per evitare di perdere competitività e quote di mercato a vantaggio di produzioni extra comunitarie, con conseguente grave rischio di delocalizzazione.

Il rialzo dei prezzi interessa anche gli altri fattori produttivi, quali cartone, pallet e film termoretraibili. Situazione ancora più complessa per le materie prime, dove in alcuni casi si verifica anche l’impossibilità di reperire sul mercato i materiali stessi, con gravi ripercussioni sulla programmazione delle aziende, che non potranno realizzare i prodotti che hanno già venduto.

Già nei mesi scorsi avevamo denunciato la crisi dei trasporti via mare, a partire dal fortissimo rialzo dei noli marittimi accompagnato dalla difficoltà a reperire container. La situazione purtroppo non è migliorata: abbiamo notizie, ad esempio, che in diversi porti degli Stati Uniti ci siano decine di navi mercantili alla fonda, in attesa di sbarcare i loro container. Una situazione che determina ritardi nelle consegne ed aumento nei costi.

Rispetto al fondamentale tema delle infrastrutture, non registriamo concreti passi avanti nella realizzazione della Bretella Autostradale Campogalliano – Sassuolo e delle altre opere collegate, mentre guardiamo con favore quanto sta succedendo al Porto di Ravenna, dove i lavori per il potenziamento dello scalo marittimo stanno procedendo.

In tema di risorse umane, l’impegno continuo per la sicurezza sui posti di lavoro, che è una priorità condivisa nel nostro settore, ha visto venerdì scorso la Regione Emilia-Romagna, Confindustria Ceramica, ACIMAC e i Sindacati nazionali di categoria presentare il protocollo relativo alla gestione della silice cristallina. Abbiamo lavorato con successo insieme per contemperare le esigenze di tutela con i relativi controlli e la competitività delle imprese. Ritengo che questo protocollo possa essere considerato un benchmark di valore assoluto nella prevenzione, oltre che nell’applicazione di una direttiva UE e del suo recepimento in Italia. Nel rispetto dei ruoli, questa cooperazione dovrebbe diventare un esempio da replicare anche per altre questioni di interesse generale.

Impegno comune con le istituzioni e la nostra filiera ha portato ad avviare un percorso di formazione biennale ITS ceramica industriale, partito in autunno all’Istituto Volta di Sassuolo con 25 studenti. L’investimento sulle giovani generazioni, preparate sia sulle nuove tecnologie di fabbrica 4.0 che sul tema sempre più centrale della sostenibilità, sono un fondamentale tassello della nostra competitività attuale e futura”.