Val d’Enza: violenze e minacce alla mamma, dall’allontanamento da casa al carcere



In meno di 15 giorni si è visto aggravare la misura cautelare non custodiale dell’allentamento da casa a quello della custodia cautelare in carcere per via delle condotte delittuose commesse. Era stato allontanato perché, da oltre un anno e in diverse occasioni, aveva sottoposto a vessazioni fisiche e psicologiche la madre che non ha esitato a minacciare di morte e ad aggredirla con calci, schiaffi, spinte contro il muro e strette al collo che, in un caso, hanno determinato lesioni giudicate guaribili in sette giorni. In una recente occasione dopo aver picchiato la madre l’ha chiusa in casa – con tanto di divano a sbarrare la porta d’ingresso – per essere liberata solo a seguito dell’intervento dei carabinieri di Quattro Castella.

Protagonista della vicenda una signora 64enne, il cui figlio 34enne – modenese domiciliato in un comune dell’a Val d’Enza – era stato denunciato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, estorsione e sequestro di persona. Il Gip del Tribunale di Reggio Emilia, su richiesta della Procura, aveva disposto l’applicazione, nei confronti dell’uomo, della misura coercitiva del divieto di avvicinamento alla vittima, prescrivendogli di non avvicinarsi più alla madre e ai luoghi da lei frequentati e di non comunicare più con lei. Il provvedimento era stato eseguito dai carabinieri di Quattro Castella il 15 maggio ed ora, a circa 15 giorni, gli stessi militari hanno dato esecuzione all’aggravamento della misura che dispone nei confronti dell’uomo la custodia cautelare in carcere.

Dalle verifiche compiute dai militari, è emerso come il 34enne – sempre con violenza – costringesse la madre anche a provvedere al suo sostentamento, ad acquistargli le sigarette e a saldare i suoi debiti presso un supermercato. Gravi episodi, denunciati dalla donna agli agenti dell’Arma, che avevano portato il Gip a emettere il provvedimento cautelare nei confronti dell’uomo, ora aggravato a seguito del comportamento di quest’ultimo che ha indotto la magistratura a ritenere inadeguata la misura non custodiale, disponendo per l’uomo il carcere.