Parte la corsa alla reindustrializzazione del sito produttivo Fiac di Pontecchio, nel comune bolognese di Sasso Marconi. È questo uno degli scenari che hanno davanti le Istituzioni, locali e regionali, per ridurre l’impatto sociale ed economico legato alla conferma di Fiac Srl di accentrare parte della propria produzione nel sito di Abac Aria Compressa Srl a Robassomero (Torino). Reindustrializzazione che vedrà la collaborazione attiva della Regione e di Confindustria Emilia, unitamente al Comune di Sasso Marconi e della Città Metropolitana di Bologna, anche con agevolazioni ad aziende che riassorbano l’occupazione per favorire l’inserimento dei lavoratori e la loro formazione avvalendosi anche di incentivi alla ricollocazione.
Dopo un lungo confronto è stato raggiunto e firmato un dettagliato accordo tra azienda e lavoratori che mette in campo tutti gli strumenti necessari per ridurre l’impatto dello spostamento prevedendo la Cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, le dimissioni incentivate, i pensionamenti alla scadenza degli ammortizzatori, outplacement e trasferimenti volontari nello stabilimento torinese di Abac.
A siglare l’accordo l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, Fausto Tinti (Città metropolitana di Bologna), Roberto Parmeggiani (sindaco del Comune di Sasso Marconi), Andrea Rossi (Confindustria Emilia Area Centro), Alain Lefranc (rappresentante di Fiac Srl), la Rsu aziendale nonché Fiom Cgil e Nidil Cgil di Bologna.
“L’accordo sottoscritto– commenta l’assessore Vincenzo Colla– è frutto di un lavoro di grande serietà che certifica le garanzie richieste per tutti i lavoratori e segna un perimetro condiviso al termine di una discussione molto complessa. Questo risultato va ascritto alla fermezza con cui i lavoratori hanno difeso i propri diritti e alla determinazione delle organizzazioni sindacali che hanno tenuto un comportamento di grande responsabilità. Però non ci nascondiamo il grande rammarico per un epilogo che giudichiamo assolutamente negativo: spostare in blocco un’impresa dal nostro territorio è, in assoluto, un’operazione dall’impatto sociale ed economico gravissimi. Questo caso, che coinvolge una multinazionale, pone ancora una volta il tema del legame territoriale: è giunto il momento di perimetrare le ciniche delocalizzazioni con una legislazione che dia alle Istituzioni strumenti per governare processi con ricadute negative di tale portata”.
“Ora ci sono tutte le condizioni per aprire una pagina di gestione nuova. La Regione- chiude Colla– assicura il massimo impegno sia sul fronte della reindustrializzazione, con la collaborazione di Confindustria, sia nel trovare, insieme alle altre Istituzioni, soluzioni per i lavoratori più fragili attraverso operazioni di riconversione e di formazione in vista di un possibile ricollocamento. Ci sono tutte le condizioni per incrociare soluzioni e dare risposte affinché nessuno sia lasciato solo”.
“Quella di Fiac- commenta Fausto Tinti, consigliere della Città metropolitana con delega alle Politiche del lavoro e Tavoli di salvaguardia del patrimonio produttivo- è una vicenda che non si chiude con piena soddisfazione, non è una buona notizia un’azienda che decide di spostare la produzione dal nostro territorio. Pienamente positivo è, invece, l’averla tutti affrontata con il massimo senso di responsabilità. Possa l’accordo raggiunto oggi dare un aiuto alle famiglie di quei lavoratori che stanno perdendo il posto di lavoro. Per noi l’area metropolitana di Bologna deve essere un luogo di attrazione di investimenti e di lavoro di qualità, con questo obiettivo continuiamo a lavorare anche in questo periodo difficile, per non perdere di vista le traiettorie dello sviluppo e della crescita”.
(l’immagine si riferisce allo scorso giugno)