Si terrà, ovviamente in forma statica e a ranghi ridotti, la commemorazione dell’eccidio di Fellegara, agguato fascista in cui persero la vita quattro giovani scandianesi, fucilati nei pressi del ponte sul Tresinaro della frazione del Comune di Scandiano.
Il 3 gennaio è infatti per i cittadini scandianesi una data di grande rilevanza storica nella quale molti sono soliti ritrovarsi per ricordare le quattro giovanissime vittime sul cippo realizzato per ricordarli.
Quest’anno il Comune di Scandiano, per conservare la memoria di un fatto storico tanto importante, ha pensato ad una diretta Facebook dell’evento a cui parteciperanno, in presenza, solo il Sindaco Matteo Nasciuti, l’assessore alla cultura Matteo Caffettani, il presidente del consiglio comunale Paolo Meglioli, Bruno Vivi, presidente della sezione locale di Anpi e pochi altri, a partire dalle 11.
A seguire, sempre sulla pagina Facebook (ma anche sul canale You Tube del Comune di Scandiano) verrà caricato un video che ripercorre la storia dell’eccidio attraverso le testimonianze di alcuni protagonisti dell’epoca e di alcuni parenti delle vittime.
L’eccidio di Fellegara. 3 gennaio 1945
Nella notte tra il 2 ed il 3 gennaio 1945 un reparto della Brigata Nera di Reggio, al comando del famigerato tenente Emilio Carlotto, arriva a Fellegara per effettuare un rastrellamento.
Vengono presi in ostaggio quattro giovani: Roberto Colli detto“Riva” di 23 anni; Nemo Gambarelli detto “Italo” di 20 anni; Mario Montanari detto “Nero” di 25 anni; Renato Nironi detto “Ida” di 22 anni.
I fascisti fermano altri 15 giovani, li portano all’osteria dove li interrogano brutalmente, poi li rilasciano intimando loro di presentarsi il giorno dopo al Distretto Militare per essere arruolati e inviati a combattere. Molti di quei ragazzi scelgono invece di raggiungere i
partigiani in montagna.I quattro giovani presi in ostaggio sono interrogati e torturati, poi caricati su un automezzo per essere portati in Piazza Spallanzani dove i fascisti intendono impiccarli. Ma sul ponte per Arceto, la Brigata Nera con i prigionieri si imbatte in una squadra di partigiani “Garibaldini” diretti alla via Emilia per un’azione di sabotaggio.
Nella sparatoria viene ucciso un fascista e rimane ferito un partigiano. I partigiani, molto inferiori numericamente, si ritirano e il tenente Carlotto fa fucilare sul posto i quattro ragazzi.
Il giorno dopo la Brigata Nera ritorna in forze e fa un nuovo rastrellamento a Fellegara, che però rimane senza esito perchè quasi tutti gli abitanti nel frattempo si sono allontanati dal paese cercando rifugio altrove.
Per diversi giorni i corpi dei quattro giovani partigiani vengono lasciati a terra nella neve, con il divieto ai familiari di poterli recuperare e dare loro una degna sepoltura.
Lo stesso comando provinciale tedesco, con una lettera firmata dal maggiore Frase del Plazkommandantur, espresse disappunto per la “fucilazione completamente ingiustificata dei quattro giovani” e per la ferocia della Brigata Nera che con la sua brutalità esasperava gli animi e rendeva ancora più popolare il movimento di Resistenza al nazifascismo.
A Fellegara, in via Ca’ Mercati, presso il ponte sul Tresinaro, subito dopo la Liberazione venne realizzato un cippo in ricordo dei i 4 giovani uccisi.