Cerimonie “ridotte per Covid” per S. Omobono, impreziosite però dall’esposizione del reliquario del Santo, proveniente dai Musei civici. I giorni della pandemia paiono riflettersi anche simbolicamente nei significati della festa del Santo. Proprio nel giorno in cui morì cessarono a Modena le morti causate dalla terribile peste del 1630, che colpì la città e in appena sei mesi causò 12 mila vittime.
Domenica 15 novembre alle 11 Modena non mancherà di festeggiare il suo compatrono con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Erio Castellucci. Lo farà nella Chiesa del Voto, riaperta l’anno passato dopo i restauri post sisma, che fu costruita proprio a scioglimento del voto solenne fatto dai modenesi alla miracolosa Madonna della Ghiara, perché facesse cessare l’epidemia.
La cerimonia sarà rigorosamente adeguata alle misure per la prevenzione del contagio e il ricco apparato tradizionale che contraddistingue la festa (corali, banda, corteo in costume storico dei valletti) non si svolgerà. Parteciperanno il sindaco Gian Carlo Muzzarelli e membri della giunta, le autorità civili e militari, rappresentanti della Messa dell’Artista e della Confraternita di San Geminiano.
Nella Chiesa del Voto, nella Cappella votiva detta “del contagio” e dedicata al Santo, alla messa di domenica, farà nuovamente ritorno dai Musei civici, dove viene conservato, un prezioso reliquiario di Sant’Omobono. Si tratta di una statuetta seicentesca in argento, probabilmente da identificarsi con l’argento commissionato dall’Arte dei Sartori per custodire le reliquie del santo, patrono anche dei sarti, donate nel 1634 dal Vescovo Campori.
La reliquia appartiene all’apparato solenne della cappella nella chiesa del Voto, che ospita la grande “Pala della peste”, compiuta verso il 1640 da Ludovico Lana per volere della Comunità, dove il santo compare accanto all’altro patrono di Modena San Geminiano.
Nel reliquiario, l’identificazione del santo è suggerita dal lungo paio di forbici da sartoria nella mano sinistra, tipico della sua iconografia; mentre la moneta nella mano destra allude alle sue opere di carità. Nel piedistallo, sul fronte, un cartiglio incornicia la reliquia del santo, oggetto di autenticazione vescovile il 10 novembre del 1849; sul retro, invece, compare lo stemma della Comunità di Modena a rilievo.