Economie di scala e di specializzazione. In Emilia-Romagna le Camere di commercio hanno avviato progetti di gestione associata delle competenze per conseguire risparmi di spesa da reinvestire in interventi per le imprese.
Uno dei primi progetti di gestione associata promosso da alcune Unioncamere regionali riguarda le attività di monitoraggio dell’economia, al fine di fornire maggiore qualità di informazione e al tempo stesso spendere meno. E’ quanto emerso dal seminario ”Conoscere per programmare” organizzato da Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con le Unioni del Veneto e del Molise.
In Emilia-Romagna i risultati sono tangibili, con una maggiore efficienza e un contenimento dei costi a parità di prestazioni.
“E’ possibile stimare – conferma Ugo Girardi, segretario generale di Unioncamere ER – un risparmio a livello regionale vicino al 39 per cento per l’acquisto di banche dati e indagini. La gestione associata permette alle Camere di commercio di liberare risorse per le imprese. E’ la prima tappa di un percorso che va oltre il quadro normativo, inadeguato nel circoscrivere la gestione associata alle sole attività di regolazione del mercato, mentre i progetti del sistema camerale regionale investiranno altre significative competenze. La messa a fattore comune di esperienze e strumentazioni può risultare fondamentale per sopperire alle insufficienti indicazioni del quadro normativo”.
La tavola rotonda è stata un’occasione per valutare le prospettive di collaborazione tra i principali soggetti attivi nell’informazione economica: ISTAT, Regioni, Università, Banca d’Italia, Ervet e sistema camerale, considerando il crescente fabbisogno di informazioni economiche territoriali richiesto dalle istituzioni comunitarie. E’ emerso il valore aggiunto della gestione camerale del Registro Imprese legato al territorio, giacimento fondamentale di informazione economica anche per altri enti pubblici.
“L’auspicio – continua Girardi – è potenziare le collaborazioni tra gli enti preposti all’informazione economica, al fine di realizzare insieme una “bussola” in grado di orientare gli interventi pubblici per elevare la competitività delle imprese e delle economie territoriali”.
Le Unioni regionali sono una sede idonea per l’esercizio associato dell’attività di monitoraggio dell’economia. Negli anni ‘60 furono costituite proprio per svolgere la funzione di organismi tecnici al servizio della programmazione economica regionale.
Il ruolo delle Camere di commercio
Quella attuale è una fase particolarmente impegnativa per il sistema camerale, al centro di una manovra in due tempi di riforma prevista dal Governo. Ma le scelte sulle risorse finanziarie sono state anticipate rispetto a quelle sulle competenze da svolgere e sulle circoscrizioni territoriali di operatività. E’ infatti all’esame del Parlamento la conversione del decreto legge 90/2014 di riforma della P.A. che prevede per il 2015 il taglio del 50 per cento delle entrate da diritto annuale che le imprese pagano alle Camere di commercio. Il dimezzamento in un solo esercizio, senza alcuna gradualità, del diritto che rappresenta la fonte prevalente di finanziamento delle attività, non è sostenibile dal sistema camerale.
“E’ necessaria una rimodulazione in più esercizi del dimezzamento del diritto camerale. – sottolinea Giorgio Tabellini, presidente della Camera di commercio di Bologna e vicepresidente di Unioncamere regionale – In base all’attuale formulazione, le entrate da diritto annuale delle Camere dell’Emilia-Romagna nel 2015 si ridurranno da 90 a poco più di 46 milioni di euro. In Regione, dove il sistema camerale riporta al territorio oltre il 50 per cento delle entrate, si prefigura dunque l’azzeramento delle spese promozionali, con l’impossibilità di finanziare gli interventi che le Camere di commercio finalizzano alla competitività delle imprese e dei territori”.
Ad esempio, i progetti di internazionalizzazione, gli interventi in vista di Expò 2015, la patrimonializzazione dei Confidi per facilitare l’accesso al credito delle PMI. Nel 2013, il sistema camerale dell’Emilia-Romagna ha messo in campo risorse per 17,9 milioni di euro, prevalentemente per il rafforzamento patrimoniale dei confidi operanti su scala regionale. Ciò ha garantito uno stock di oltre 5,2 miliardi di euro di finanziamenti bancari alle imprese.
“Senza contare – rimarca Tabellini – che la legge di stabilità per il 2014 impegna le Camere di commercio a finanziare i Confidi per almeno 70 milioni l’anno per il prossimo triennio. Con il taglio ipotizzato sarebbe impossibile garantire l’accesso al credito e le garanzie alle imprese in una fase ancora così difficile”.
Il sistema camerale condivide la necessità di una revisione profonda della normativa, che non si limiti a ritocchi formali, e preveda, fra l’altro, accorpamenti di Camere di commercio ed aziende speciali, l’introduzione di costi standard, la ridefinizione della composizione degli organismi direttivi.
“La Camera di Bologna ha reso operativa dal 1 luglio, la fusione per incorporazione di Pro.S.IM. con C.T.C., per costituire un’unica struttura denominata C.T.C., Centro Tecnico del Commercio, per concretizzare la razionalizzazione delle aziende speciali. La Giunta dell’Unioncamere Emilia-Romagna – conclude Tabellini – ha nell’ultima seduta proposto ai Consigli delle nove Camere un disegno di autoriforma, con l’accorpamento da 9 a 4 enti camerali, prendendo a riferimento la legge Delrio di riforma degli enti intermedi con l’istituzione della Città metropolitane, e le logiche di “area vasta” impostate dalla Regione”.