Cgil Modena: “Aumentano i profitti delle aziende, ma non altrettanto le retribuzioni”

Rilanciare la contrattazione e aprire un percorso di rivendicazione salariale



“Le aziende modenesi in questi anni hanno realizzato grandi profitti, ma i salari e le retribuzioni non sono cresciuti altrettanto. In altre parole, tutti gli indicatori economici dimostrano una forte crescita, ma ben poco è stato redistribuito ai lavoratori che a quella crescita contribuiscono”.

E’ questo il messaggio che Fernando Siena responsabile contrattazione della segreteria Cgil Modena ha esplicitato davanti agli oltre 130 componenti dell’Assemblea Generale Cgil illustrando l’analisi sulla contrattazione integrativa in 120 aziende modenesi (che operano sul nostro territorio, anche se in alcuni casi la sede legale è fuori provincia) di diversi ambiti produttivi del settore privato.

L’analisi Cgil – realizzata grazie al contributo di Ettore Ghidoni collaboratore economico finanziario del sindacato – ha preso in esame gli anni 2018-2022 (è in corso anche un’analisi sul 2023) esaminando i principali indicatori di crescita delle aziende: fatturato, ricavi e valore di produzione. Nel 2022, il fatturato è cresciuto del +33,53% rispetto al 2018 (+14,8% rispetto al 2021), i ricavi del +32,68% rispetto al 2018 (+14,18% rispetto al 2021), il valore di produzione +33,37% rispetto al 2018 (+15,48% rispetto al 2021).

Anche il Mol (margine operativo lordo), l’Ebit (risultato della gestione caratteristica) e il Risultato di esercizio (quanto realizza un’azienda) raddoppiano. Il costo del lavoro, che pure aumenta anch’esso in termini assoluti, diminuisce però in percentuale nei 5 anni passando dal 15,67% (2018) al 13,59% (2022).

“Questi e altri dati contenuti nel rapporto che consegniamo a delegati e funzionari sindacali a sostegno della contrattazione aziendale – spiega ancora Siena – dimostrano che le imprese modenesi hanno ottenuto risultati molto importanti in termini di redditività, mentre è diminuita l’incidenza del costo del lavoro, nonostante i rinnovi dei ccnl, sul fatturato e sul valore aggiunto”.

“E’ evidente che la ricchezza creata dalle imprese si è indirizzata molto sul capitale e poco sul lavoro” ha precisato anche il segretario della Cgil di Modena Daniele Dieci intervenuto ai lavori dell’Assemblea Generale insieme a Massimo Bussandri segretario Cgil Emilia Romagna e Francesca Re David responsabile contrattazione segreteria nazionale Cgil.

Per la Cgil occorre dunque rilanciare la contrattazione integrativa, aziendale o territoriale, per fare del salario l’elemento prioritario con cui ricomporre il mondo del lavoro.

“Nella nostra provincia – dove il 38% dei lavoratori è occupato nel settore industriale e dove sono presenti diversi tra i distretti industriali più importanti d’Italia – facciamo già tanti contratti integrativi, e ne dovremo fare ancora di più per chiedere di redistribuire la ricchezza prodotta. In questo territorio di ricchezza prodotta ce ne è tanta (lo dimostrano anche i dati sul 2023 che stiamo cominciando ad analizzare), e per questo va redistribuita – spiegano i sindacalisti Cgil – anche aprendo una rinnovata conflittualità con le imprese”.

“Innanzitutto – chiosa ancora Siena – cominciamo con il dire alle imprese che non siamo più disponibili all’assorbimento degli aumenti dei contratti nazionali nei superminimi o negli ad personam spesso non contrattati collettivamente, ma erogati unilateralmente dall’azienda con una quota che oscilla tra il 20-25% sino al 35-40% per le fasce professionali alte. Altrimenti sono solo anticipi di salario e non veri aumenti”. Questo è il modo per tornare a ristabilire il Ccnl come autorità salariale.

Nella contrattazione integrativa si deve poi consolidare sempre più una quota del precedente premio di risultato togliendo così alle imprese la discrezionalità nell’assegnazione del salario aggiuntivo.

Per la Cgil contrattare il salario significa ricomporre il mondo del lavoro. Rivendicare salario vuol dire contrattare consolidamenti, Premio di Risultato, stabilizzazioni, assorbimenti, ma vuol anche dire affrontare la divisione fra lavoratori creata dagli appalti, dalle esternalizzazioni, dalla disuguaglianza interna agli stessi luoghi di lavoro. E a questo proposito la Cgil di Modena ha lanciato la proposta (assunta come emendamento al 19° Congresso nazionale del sindacato) di una vertenza nazionale da perseguire in ogni luogo di lavoro pubblico e privato per definire un rapporto non superiore di 1:10 tra la retribuzione più alta e quella più bassa.

Insomma, la Cgil di Modena si prepara ad una importante azione sindacale per rilanciare e qualificare la contrattazione integrativa, non escludendo da ultimo il ricorso alla conflittualità, e intrecciandola con la contrattazione sociale e territoriale (Enti locali e Azienda Usl). Una contrattazione intesa come strumento per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone che rappresenta, lavoratori e pensionati. Per dare loro una speranza e costruire un futuro in cui le persone siano libere e che questa libertà sia nel lavoro.