È arrivato a conclusione l’intervento di riparazione e rafforzamento sismico della chiesa di San Biagio nel Carmine in centro a Modena. La chiesa è già libera da impalcature sia esternamente, su via del Carmine e via Emilia, sia internamente nella navata unica, e sono in corso le attività di sgombero del cantiere nella zona del sottotetto, al di sopra delle volte.
A verificare i lavori effettuati, nella mattinata di oggi, mercoledì 11 ottobre, sono stati il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli e l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Bosi, insieme a tecnici comunali e dell’impresa aggiudicataria dell’appalto, l’azienda Candini Arte di Castelfranco Emilia. L’edificio religioso di proprietà del Comune, fondato nel 1319 insieme all’attiguo convento e rimasto danneggiato e inagibile in seguito agli eventi sismici del 2012, a giorni sarà restituito ai fedeli, ai modenesi e ai turisti in visita, consentendo di ammirare di nuovo il complesso architettonico e le opere d’arte che conserva, tra le quali gli affreschi della cupola realizzati da Mattia Preti a metà del Seicento. L’intervento alla chiesa di San Biagio, del valore di 825 mila euro, è stato finanziato attraverso risorse stanziate dalla Regione Emilia-Romagna per il recupero post sisma. L’edificio di via del Carmine è, infatti, l’ultimo degli edifici religiosi in centro storico di proprietà del Comune oggetto di recupero post sisma, dopo le chiese di San Barnaba, Sant’Agostino, il Tempio monumentale dei caduti e la Chiesa del Voto. Fuori dal centro rimane ancora da effettuare il restauro della chiesa di San Lazzaro, su cui l’Amministrazione è in attesa della valutazione di congruità della Commissione congiunta Regione-Soprintendenza per il primo stralcio di interventi volto al consolidamento sismico.
Nella chiesa di San Biagio sono state eliminate alcune criticità nello stato di conservazione delle strutture, con lavori di riparazione e rafforzamento locale volte a ridurre le vulnerabilità strutturali che hanno interessato la copertura, il sottotetto e la facciata principale, ma anche l’interno della chiesa e il campanile. A causa degli episodi di terremoto del 20 e del 29 maggio 2012, la chiesa di San Biagio aveva infatti subito danni diffusi alle cornici delle volte a crociera, alla struttura in muratura delle volte, alle pareti del sottotetto e alle decorazioni in gesso dei grandi archi della zona dell’altare.
In particolare, sono state realizzate strutture metalliche destinate a contrastare il ribaltamento della facciata principale, sono state rifatte la copertura con posa di doppio tavolato incrociato sotto il manto di coppi, la cerchiatura della muratura del tamburo della cupola, la riparazione delle lesioni e rinforzo delle volte in laterizio della navata centrale, dell’abside e della cupola, così come delle pareti in muratura del sottotetto. È stato inoltre realizzato un sistema di incatenamento della sommità delle pareti della chiesa. Anche nel campanile si è proceduto con la riparazione delle lesioni delle pareti, con il rifacimento dei solai lignei e con l’introduzione di un sistema di incatenamento in acciaio.
Agli interventi strutturali si sono aggiunti, inoltre, quelli di restauro degli apparati decorativi pittorici e plastici che presentavano alcuni distacchi. Si è quindi provveduto alla ricostruzione delle parti di stucchi distaccate e alla realizzazione di una serie di “chiodature” con barre volte a consolidare gli apparati esistenti e prevenirne il futuro distacco.
RESTITUITI GLI AFFRESCHI DI MATTIA PRETI
Torna a disposizione dei fedeli, dei modenesi e dei turisti, nel giro di alcuni giorni, la chiesa di San Biagio nel Carmine, con la sua navata unica con altari laterali in nicchia tipici del periodo barocco e gli affreschi del Seicento di Mattia Preti.
L’edificio religioso, risalente al 1319 e fondato insieme all’attiguo convento, presenta una cupola decorata con una composizione a spirale, dove il moto parte dai santi carmelitani in basso e, attraverso la mediazione della Vergine, giunge a putti e angeli e, di qui, alla Trinità. L’affresco, realizzato appunto da Mattia Preti nel 1652, seppur in modo meno ardito si ispira alla cupola di Sant’Andrea della Valle a Roma del pittore barocco romano Giovanni Lanfranco.
Nella sua realizzazione, Preti, inserisce espedienti illusionistici tipici della cultura teatrale del tempo, come le ombre delle nuvole portate al di fuori dello spazio dipinto, sugli stucchi delle arcate, a invadere lo spazio dell’architettura con l’obiettivo di coinvolgere emotivamente il fedele. Il tutto, però, all’insegna di un naturalismo tipico della tradizione pittorica emiliana.
Oltre all’affresco la “Vergine accolta in cielo” nella cupola, all’interno della storica chiesa oggetto di rafforzamento sismico e restauro decorativo, altre opere sono da attribuire a Mattia Preti: il “Concerto d’angeli” nel coro e gli “Evangelisti” dei pennacchi sottostanti. Il tema del concerto, ampiamente praticato in pittura da oltre un secolo, mai era stato tradotto in forme tanto monumentali: un angelo al centro dirige una vera e propria orchestra in cui i musicisti, muniti di numerosi strumenti, accompagnano un ampio coro di voci angeliche.
Nel luogo di culto in via del Carmine è inoltre presente l’affresco la “Madonna col bambino” di Tomaso da Modena, unica testimonianza rimasta della chiesa medievale, mentre maggiori sono i resti di epoca moderna, a partire dalle strutture dei secoli XV e XVI ancora presenti sotto i rifacimenti seicenteschi. A questa fase intermedia risale anche la grande pala con “Sant’Alberto di Sicilia” di Gian Gherardo delle Catene.
I dipinti della volta, con il profeta “Elia”, e delle pareti laterali, con la “Vita di Sant’Angelo”, sono di Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli, allievi del bolognese Girolamo Curti, detto “il Dentone”, cui erano state assegnate le decorazioni ma che si ammalò a morte e non poté completare i lavori. Infine, è di autore ignoto l’immagine su tavola della “Madonna del Carmine” inserita all’interno di un ricco altare in marmi policromi eseguito da Tommaso Loraghi.
La chiesa di San Biagio nel Carmine, originariamente intitolata “Santa Maria del Carmine”, assunse l’attuale denominazione e le funzioni di parrocchia nella seconda metà del Settecento. Già dalla metà del XV secolo il luogo di culto fu interessato da consistenti lavori edilizi, ma gli interventi di rifacimento che ne hanno determinato l’attuale aspetto risalgono al 1632, anno in cui per volontà del priore del convento, padre Monesi, venne ricostruita la sagrestia e, a seguire, furono interessate le strutture di convento e chiesa. I lavori furono affidati all’architetto Cristoforo Malagola, detto “il Galaverna”, mentre le pitture sono appunto opera di Mattia Preti, ingaggiato a Roma da un emissario di Francesco I. Nel 1783 il convento fu soppresso e i frati costretti ad abbandonare la città in ottemperanza a un decreto di Ercole III.