Parco dell’Appennino: “Il lago Calamone, un bene prezioso da tutelare per tutti i cittadini. A settembre i primi interventi”



Il Calamone, in comune di Ventasso, è uno dei venti laghi d’origine glaciale che impreziosiscono il Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano e che contribuiscono in modo determinante a rendere questo territorio particolarmente attrattivo dal punto di vista paesaggistico, ma anche prezioso per la presenza di numerose specie animali e vegetali rare.

“Su questi specchi d’acqua, che sono assai ridotti in termini di estensione – afferma Giuseppe Vignali, direttore del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano -, l’uomo ha da sempre rivolto numerose attenzioni. Qui sono state costruite dighe per produrre energia idroelettrica, per prelevare acqua potabile o per fare neve artificiale d’inverno. In essi sono stati introdotti pesci alloctoni per pescare di più; sono stati costruiti sulle sponde rifugi per turismo o da secoli si utilizzano le acque per l’abbeverata delle mandrie allevate,… In altri casi (14 laghi su 20) l’uomo ha costruito manufatti semplicemente per alterare il livello dell’acqua, pensando che un lago più profondo e/o esteso sarebbe stato un lago migliore”.
“Anche il lago Calamone – prosegue Vignali – che è uno splendido specchio d’acqua lungo il versante nord del monte Ventasso, non è sfuggito a questa sorte. Negli anni ’50 è stato costruito uno sbarramento che ha esteso la sua superficie e ne ha innalzato il livello, sulle sponde è stato costruito un grazioso rifugio, intorno il paesaggio è mutato profondamente con i pascoli che si sono trasformati in faggeta e rimboschimenti di conifere. Lo sbarramento dell’emissario del lago ha però creato nuove zone d’acqua poco profonde che durante la stagione estiva si scaldano molto e favoriscono la crescita di piante acquatiche e alghe che tendono a espandersi su un’area sempre più grande. Negli anni passati poi, interventi di contenimento di questa vegetazione mediante sfalcio meccanico hanno prodotto effimeri effetti positivi, ma nel lungo termine questa pratica ha finito per favorire ulteriormente le piante acquatiche”.
E’ successo, così, che è accaduto qualcosa di inaspettato. “Perché – prosegue il direttore – spesso quando si interviene su sistemi naturali complessi come i laghi, le nostre azioni provocano effetti che non sono quelli che desideravamo. E’ per questo che il Parco nazionale dell’Appennino intende cambiare le modalità d’intervento sul lago Calamone con l’asportazione parziale della vegetazione acquatica in un periodo più favorevole, come quello di settembre, e con modalità differenziate. Inoltre il manufatto di sbarramento sull’emissario del lago sarà modificato in modo da ricreare condizioni più vicine a quelle del lago nella sua naturalità. Allo stesso tempo, in accordo con l’Accomandita, proprietaria dei terreni intorno allo specchio d’acqua, andremo a realizzare interventi per la fruizione come la sostituzione di tavoli e panchine, il ripristino della segnaletica e la realizzazione di nuovi bagni”.
Di questi temi si è recentemente discusso in un incontro avvenuto il 12 luglio con portatori d’interesse e cittadinanza di Ventasso, dove si è convenuto che il “valore della naturalità” è ciò che fa speciale e attrattivo il lago Calamone, soprattutto in un periodo come questo dove il cambiamento climatico sta mettendo a rischio molti degli ecosistemi del nostro Appennino.
“Va posta particolare cura e attenzione – conclude Vignali – alla gestione tenendo conto delle molte esigenze come quelle del turismo e della conservazione della natura”.

IL LAGO CALAMONE
Il Lago Calamone rappresenta un importante bacino lacustre di origine glaciale ricompreso nel Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e nel sito della Rete Natura 2000 “Monte Ventasso”. Il Lago è alimentato principalmente da un rio tributario che si immette nell’angolo SE, oltre a una miriade di rigagnoli che scendono dal versante sud, ed è stato ampliato artificialmente nel 1956 con la costruzione, da parte del Corpo Forestale dello Stato, di una briglia-ponte sull’emissario (il Torrente Lonza). Questo intervento ha determinato un aumento nell’altezza del lago e nella sua profondità (13 m profondità massima), e ha esteso in modo notevole la superficie ed il volume d’invaso, modificandone anche la forma e gli ecosistemi presenti in precedenza. Come tutti i laghi di origine glaciale è soggetto a una evoluzione che porterà in fasi successive al riempimento, alla formazione di una torbiera e quindi di un ambiente prativo che verrà colonizzato dal bosco.

LA TORBIERA
Le aree umide in corrispondenza dell’immissario maggiore e soprattutto nella riva meridionale del lago presentano una vegetazione di grande interesse botanico, e sono stati rilevati e cartografati diversi habitat di interesse comunitario: (l’habitat cod. 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”, l’habitat cod. 7140 “Torbiere di transizione e instabili” e l’habitat 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile” nonché con l’habitat di interesse regionale cod. Pa “Canneti palustri: fragmiteti, tifeti e scirpeti d’acqua dolce (Phragmition)”). In particolare l’ampia torbiera posizionata a SE è un vero scrigno di biodiversità con la presenza di specie vegetali rarissime e rifugio per numerose specie animali, soprattutto invertebrati.

LA VEGETAZIONE ACQUATICA
Soprattutto nell’ampia zona litoranea è presente un’abbondante fioritura di piante acquatiche radicate, la cui specie più rappresentata è il miriofillo, Myriophyllum spicatum, una delle poche specie in grado di produrre ossigeno anche nelle ore notturne; a questa specie si affianca una stupenda popolazione di Ranunculus trichophyllus, che crea spettacolari fioriture primaverili che colorano di bianco il lago. La presenza di queste piante acquatiche da una parte incide sull’aspetto del lago in particolare riducendo la trasparenza delle acque; d’altra parte esse sono in grado di immobilizzare ingenti quantitativi di fosforo, riducendone la quota disciolta o dispersa nell’acqua, che altrimenti andrebbe ad alimentare le proliferazioni algali e di fitoplancton. Il miriofillo e le altre macroidrofite rappresentano inoltre un’importante zona di rifugio e di riproduzione per la fauna acquatica (insetti e altri invertebrati, pesci, anfibi). Bellissima l’estesa popolazione di un’altra idrofita radicante, Menyathes trifoliata nella sponda ovest del lago.