Conoscenza del territorio, strategia, investimenti. Sono gli strumenti di gestione del rischio idrogeologico che trovano un buon esempio di attuazione nell’area ad elevato rischio del Comune di Baiso, sull’appennino reggiano, dove l’assessore regionale alla Difesa del suolo e Protezione civile, Irene Priolo si è recata per fare il punto sugli interventi realizzati, quelli in corso e i futuri.
Il sopralluogo, che si è svolto insieme al sindaco del Comune, Fabrizio Corti e al responsabile del servizio Sicurezza territoriale e Protezione civile di Reggio Emilia, Francesco Capuano è iniziato dalla briglia di Ca’ del Pino consolidata e restaurata dopo i lavori finanziati con oltre 1 milione di euro, quindi nell’area della frana della frazione di Debbia, oggetto di molti interventi – tutti conclusi – e alla zona calanchiva di Montecchio, oggetto di interventi per 430mila euro complessivi.
“Un’occasione per vedere da vicino quanto lavoro è stato svolto grazie alla condivisione di un progetto comune tra Regione, Protezione civile, ed enti locali e al migliore utilizzo possibile dei finanziamenti- commenta Priolo-. Le calamità naturali sono un fenomeno complesso e diffuso che tuttavia, grazie al lavoro di squadra e al Piano strategico di investimenti in prevenzione del dissesto idrogeologico, siamo in grado di gestire al meglio continuando a mettere al centro la prevenzione, che è la chiave della sicurezza del territorio e di chi lo vive”.
Messa in sicurezza della briglia di Ca’ del Pino, frana del Debbia e calanco di Montecchio
L’intervento alla briglia di Ca’ del Pino, interessata da tre lotti di lavori finanziati con 1 milione e 144 mila euro, ha riguardato il consolidamento e il restauro con la posa di pali in cemento armato profondi e travi di coronamento, mentre sulla frana di Debbia si è intervenuto, con oltre 1 milione di euro di finanziamento, per il consolidamento con pozzi frenanti profondi e paratie.
Per quanto riguarda Montecchio, a partire dagli anni ’90 sono state realizzate una serie di opere strutturali e di consolidamento – quali pozzi e trincee drenanti, strutture di contenimento e canalizzazioni superficiali – per stabilizzare il dissesto, mettere in sicurezza l’area abitata e rallentare l’evoluzione del calanco che, tuttavia, dal 2015 ha iniziato un progressivo deterioramento delle condizioni di stabilità della pendice che ha portato, nel maggio 2018, alla formazione di un corpo di frana.
Interventi alla frana di Ca’ dell’Esposto
Si tratta di una frana riattivata nel 2013 dove oggi sono in corso i lavori per 600mila euro volti al consolidamento del centro abitato e delle infrastrutture che interessano il bacino del Secchia. Sulla base dei dati rilevati, per ridurre la probabilità di ripresa dell’evento, richiede una strategia con la realizzazione di opere strutturali di contenimento e di drenaggio della falda profonda e superficiale, oltre al ripristino della sede stradale, dello stato dei luoghi e di riprofilatura del versante a monte.
Opere Frana di Cà Lita-Cassola- Levizzano
Il sopralluogo sul territorio reggiano è poi proseguito nella valle – di circa 3 chilometri – che si estende tra il crinale di Levizzano-Cà Lita-Cassola e il fondovalle Secchia, da lungo tempo bersaglio di diverse frane (colate di terra) che ne coinvolgono la quasi totalità della superficie e dove di recente è stato ultimato un intervento da 360mila euro.
Le opere hanno portato al consolidamento del versante in dissesto, tramite la realizzazione di un impianto di drenaggio profondo (pozzi drenanti ispezionabili) e di opere accessorie, di riprofilatura del versante, sistemazioni morfologiche e di ripristino dello stato dei luoghi.
A questo si aggiunge un secondo cantiere da 165mila euro per rallentare la zona più alta, ricostruire un reticolo idrografico efficiente sulla colata e ottimizzare il drenaggio superficiale delle acque di precipitazione e ridurre l’infiltrazione nel sottosuolo.