Guidò la città nel passaggio dalla dittatura alla libertà e “ne condusse la ricostruzione materiale e morale dopo la guerra, gettando le basi del suo sviluppo economico e civile: la sua eredità, che è ancora qui, e il suo esempio devono guidarci anche per il futuro”. Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, a 55 anni dalla morte, ricorda così la figura di Alfeo Corassori, primo sindaco eletto dopo la guerra e rimasto in carica fino al 1962.
“I suoi valori di riferimento – uguaglianza, libertà e solidarietà – devono guidarci anche oggi”, aggiunge Muzzarelli ricordando come Corassori fosse “un uomo di grande cuore e di grande intelligenza politica, di una politica che sapeva guardare avanti, fatta di valori forti e visione del futuro”.
Alfeo Corassori nasce a Campagnola di Reggio Emilia il 3 novembre 1903. Figlio di contadini, si trasferisce a Carpi dove lavora nei campi come bracciante e svolge attività politica sin da giovanissimo. Sedicenne si iscrive alla federazione giovanile socialista, ma già nel 1921 aderisce al neonato Partito comunista d’Italia, fondando la Federazione modenese insieme a uno sparuto gruppo di militanti. Perseguitato e condannato più volte al carcere e al confino dal Tribunale Speciale, dopo l’8 settembre 1943 è tra gli organizzatori del movimento partigiano modenese e fa parte del triumvirato insurrezionale emiliano. Finita la guerra viene nominato sindaco di Modena dal Comitato di Liberazione Nazionale e confermato alla guida del Comune con le prime elezioni democratiche del 1946. Eletto in Assemblea costituente il 2 giugno 1946, rinuncia all’incarico per dedicarsi pienamente all’attività di sindaco sino alle sue dimissioni nel 1962. Muore il 27 novembre 1965.
Durante i diciassette anni nei quali Corassori è sindaco, Modena si lascia alle spalle le ferite e i segni della guerra e cambia il suo volto urbanistico e sociale.