Non vorremmo unirci al coro dei virologi di turno, ma riteniamo che l’ultimo decreto segni lo spartiacque tra interventi condivisibili ed azioni del tutto casuali, figlie di considerazioni che non hanno riscontro nella situazione reale.
A cominciare dal trasporto pubblico, forse la criticità più importante: continua ad esserci la disponibilità di mezzi privati, perché non coinvolgerli nel trasporto delle persone, a cominciare da studenti e lavoratori? Perché non raddoppiare le corse, almeno dai comuni ex capo comprensorio, riducendo la pressione sul trasporto pubblico? Noi riteniamo che sia molto più utile ed etico pagare le imprese per un servizio di pubblica utilità, piuttosto che pensare a “ristori”, un termine che non piace in primis agli imprenditori.
È difficile comprendere anche la logica della chiusura alle 18 delle attività di ristorazione e la chiusura di palestre e centri benessere: stiamo parlando di imprese che hanno investito nel rispetto delle procedure anti Covid. In un decreto il Governo ha addirittura previsto un credito d’imposta dell’80% per interventi strutturali in questa direzione. Ora questi investimenti – ma anche quelli più semplici come le macchine per la sanificazione – rischiano di essere inutili, o quasi. Definire un termine così drastico significa anche ammettere l’incapacità di attivare attività di controllo, scaricandola sulle imprese che non possono svolgere – regolarmente – la propria attività.
La chiusura anticipata rappresenta un provvedimento gravissimo, che potrebbe rappresentare il colpo di grazia per le imprese della ristorazione, ed è appena il caso di sottolineare come la buona tavola sia uno dei biglietti da visita del nostro territorio. Le misure affinché ciò venga scongiurato sono, a nostro avviso, quattro, e tutte di natura emergenziale e da attuare sin dalle prossime:
1) prolungamento della cassa integrazione;
2) risorse a fondo perduto per compensare la perdita di fatturato (spesso totale, perché gran parte dell’attività di ristorazioni lavorano in orario serale);
3) compensazioni economiche per gli affitti;
4) pace fiscale.
Difficile da comprendere anche la chiusura delle attività culturali come teatri e cinema, dove il distanziamento può essere praticato e, ribadiamo, controllato.
Infine, ci permettiamo di avanzare qualche perplessità sui ritardi nell’organizzazione dell’attività sanitaria: riteniamo sia importantissimo potenziare la medicina a domicilio e da questo punto di vista continuiamo a non comprendere come non si faccia ricorso al Mes, in grado di permettere di utilizzare risorse immediatamente disponibili per il sistema sanitario, liberando somme per le iniziative di sostegno all’economia.