Il Comune di Modena aderisce a “Intarsi – Azioni in rete per una comunità accogliente”



Prolungare il percorso di sostegno alle famiglie di origine straniera che non possono più beneficiare dell’accoglienza e, al tempo stesso, contrastare la vulnerabilità sociale. Il Comune di Modena aderisce a “Intarsi – Azioni in rete per una comunità accogliente”, il progetto regionale finalizzato all’affiancamento dei nuclei familiari con minori a carico, in regola con le normative sulla permanenza in Italia, che si ritrovano in situazioni di difficoltà. La partecipazione all’iniziativa, finanziata con fondi dell’Unione europea e del ministero dell’Interno, è stata approvata nei giorni scorsi dalla giunta, su proposta dell’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli, recependo l’assegnazione di un budget di 278 mila euro.

Intarsi prende le mosse dagli stanziamenti del Fondo europeo asilo, migrazione e integrazione (Fami) 2014 – 2020, strumento promotore di una gestione integrata dei flussi migratori, con l’obiettivo di migliorare i servizi regionali socio-assistenziali che si occupano di assistere e favorire l’autonomia e l’integrazione di cittadini stranieri che, pur dotati di permesso di soggiorno per la richiesta di asilo o protezione internazionale, si ritrovano in una posizione di bisogno e di potenziale disagio. Capofila del progetto è l’Unione dei Comuni Valle del Savio, affiancata da diversi partner pubblici e privati a partire dal Comune di Modena.

Il finanziamento complessivo per Intarsi, che terminerà il 31 dicembre 2021, è di quasi 1,5 milioni di euro; nel dettaglio dei 278 mila euro destinati al progetto che riguarda la città di Modena, con questi fondi si potranno realizzare diverse azioni di inclusione sociale. La spesa principale riguarda l’housing sociale e i co-housing sociali per le famiglie che saranno coinvolte, attività che rappresenta una delle principali sperimentazioni dell’iniziativa. Si tratta in particolare di tre appartamenti (da arredare) per 14 nuclei familiari, con gestione degli alloggi da affidare a un ente del terzo settore. A seguire, gli investimenti più significativi sono relativi all’acquisto di generi alimentari e beni di prima necessità, alle attività di orientamento a servizi per cittadini stranieri e alla mediazione per l’inserimento dei minori in contesti scolastici ed educativi.

Intarsi non si limita alle attività di sostegno alle famiglie. Nel programma, infatti, sono indicate anche diverse azioni dedicate agli operatori coinvolti a vario titolo nel progetto: l’avvio di percorsi formativi per funzionari dei servizi pubblici, del terzo settore e del volontariato che intendono sostenere l’inclusione sociale delle famiglie sostenute; lo svolgimento di incontri sulle modalità di gestione degli alloggi condotti da esperti in mediazione all’abitare; e lo sviluppo di modelli innovativi di presa in carico integrata tra pubblico e privato, individuando strumenti e buone prassi e divulgandone poi i risultati.

UN SOSTEGNO CONCRETO PER RAYA E JASMINE

“Intarsi – Azioni in rete per una comunità accogliente”, il progetto regionale finalizzato all’affiancamento dei nuclei familiari di origine straniera con minori a carico, in regola con le normative sul permesso di soggiorno e che si ritrovano in situazioni di difficoltà e vulnerabilità sociale, ha consentito di fornire un aiuto concreto a persone arrivate da tempo in Italia e che non possono più beneficiare dell’accoglienza. Alcune storie, per quanto solo accennate, possono aiutare a capire la complessità dei casi e degli interventi attuati, che potranno proseguire sino alla fine del 2021.

Raya (il nome è di fantasia) ha poco più di una vent’anni ed è arrivata in Italia nel 2017 da un Paese del centro dell’Africa. La sua migrazione come richiedente asilo, che le ha consentito di ottenere il permesso di soggiorno, è avvenuta mentre aspettava un figlio. Durante la gravidanza il padre del bambino l’ha però abbandonata e questa circostanza, abbinata all’assenza di una rete affettiva sul territorio, ha fatto emergere elementi di fragilità psicologica (poi superati). Terminata intanto la fase di accoglienza, la giovane si è ritrovata nella necessità di individuare una sistemazione abitativa finalizzata al riconoscimento dello status di rifugiata e, quindi, i servizi sociali hanno ipotizzato per Raya l’ingresso in una comunità ad alta autonomia per proseguire l’intervento di monitoraggio e sostegno. Per questo motivo la ragazza è stata inclusa nel progetto Intarsi: l’obiettivo è aiutarla a diventare autonoma, sostenendola nella ricerca di un lavoro e nella costruzione di una rete di supporto e di contatti; mentre per il bambino, che è accudito dalla madre, si potrà concludere il percorso educativo nel nido d’infanzia.

Anche Jasmine (il nome è di fantasia) ha un ventina d’anni e proviene dall’Africa. La sua storia è ancora più difficile e prende le mosse dalla promessa di trovare un lavoro in Italia per guadagnare i soldi necessari per curare la madre malata. Sbarcata a Lampedusa nel 2017, è stata spostata in una struttura della provincia di Modena dove ha avuto una relazione con un connazionale; in questa fase è stata ingannata da un uomo che, con assicurandole guadagni, le ha suggerito di allontanarsi e di recarsi in Sardegna. Qui è stata costretta a prostituirsi e, davanti al suo rifiuto, è stata picchiata. Durante una fuga rocambolesca ha contattato una conoscente che vive in Toscana, ma, una volta giunta a destinazione, la donna si è resa irreperibile; a questo punto Jasmine si è recata in un posto di polizia, dove è stata soccorsa e accompagnata in ospedale. I medici hanno accertato lo stato di gravidanza conseguente alla relazione di qualche mese prima nel Modenese: la ragazza ha chiesto di rinunciare al parto, tuttavia i termini sanitari erano già superati. È stato quindi contattato il padre del bambino, che ha manifestato l’intenzione di riconoscerlo. Dopo la dimissione dell’ospedale Jasmine è stata presa in carico dai servizi sociali del Comune di Modena, che l’hanno inclusa nel progetto “Oltre la strada” che affianca le vittime di grave sfruttamento, con una collocazione in una struttura protetta. Il suo percorso è proseguito con l’inserimento in Intarsi che è consistito in una prima fase di accompagnamento al parto e, a seguire, nel percorso di valutazione e sostegno delle competenze genitoriali e nell’indirizzamento verso l’autonomia.