“La politica senza etica è uno spettacolo inguardabile”: il segretario provinciale del Pd Davide Fava commenta l’operato, e le relative scuse addotte, del consigliere regionale della Lega Stefano Bargi. La sua dichiarazione:
“Caro consigliere Bargi, apprendiamo dai media che lei è uno di quei “furbetti” che ha usufruito, legalmente ma del tutto impropriamente, per ben due volte, del bonus da 600 euro previsto per i lavoratori autonomi in difficoltà. Lei sostiene che è stata la sua associazione di categoria, automaticamente, a farne richiesta. Risulta però che per tali operazioni occorra la firma del lavoratore autonomo a testimonianza della propria volontà espressa. Vede quello che lascia l’amaro in bocca al cittadino, ancora di più a quello che si è trovato fermo con il proprio lavoro, non è tanto il fatto che lei ha utilizzato, in maniera legale, fondi pubblici per sostenere la sua attività, ma che i fondi pubblici a cui lei ha accesso mensilmente non sono solo i 600 euro, ma anche i 7mila che le corrisponde la Regione Emilia-Romagna come consigliere regionale (la cifra non le è mai venuta meno in questi mesi). Ora lei afferma di non essere un “furbetto”, se vogliamo metterla sul triviale potremmo dire che, in effetti, una persona che non conosce i documenti che la propria associazione di categoria fa per proprio conto, questo aggettivo non potrebbe usarlo. Se vogliamo rimanere, invece, sul piano della politica, le ricordo che lei, ai primi di aprile (in rete c’è ancora la sua nota stampa), aveva sostenuto che i 600 euro avrebbero dovuto arrivare automaticamente dalle banche, tranne naturalmente, cito testualmente dal suo comunicato, “coloro che teoricamente non ne hanno diritto (redditi superiori a un tot…)”. Ecco ci risulta che i suoi redditi siano superiori a un tot e siano a carico di tutti gli emiliano-romagnoli. La classe politica che lei sta screditando è fatta anche da amministratori seri e responsabili che per poche centinaia di euro al mese amministrano le loro comunità. Quello che distingue lei e i suoi 7mila euro al mese da un sindaco di un Comune di piccole dimensioni è lo stato di bisogno che legittima la richiesta del contributo pubblico, la legittima non dal punto di vista legale (entrambe le richieste sono regolari), ma dal punto di vista dell’etica di chi ritiene di lasciare quelle risorse per chi ne ha più bisogno. La politica senza etica è uno spettacolo inguardabile, indipendentemente da partito interessato”.