Ironico, beffardo, di certo umorale e amante del paradosso. Sono alcune caratteristiche del temperamento scanzonato, spesso contraddittorio e incline alla polemica, di Alessandro Tassoni, l’autore della “Secchia rapita” di cui lunedì 28 settembre ricorre il 450° anniversario della nascita. Ed è anche a questi aspetti della sua personalità, a questo suo carattere inquieto e anticonvenzionale, ma di intellettuale aperto a diversi campi del sapere (dalla storia alla politica, dalla filosofia alla scienza), che sarà dedicata la mostra “Alessandro Tassoni. Spirito bisquadro” in programma a Modena, a Palazzo dei Musei, dal 12 dicembre.
“La mostra – spiega l’assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza – sarà preceduta e accompagnata da diverse iniziative promosse da un Comitato per le celebrazioni del 450° anniversario composto dai rappresentanti dei principali istituti culturali cittadini che è al lavoro da tempo, così come il comitato scientifico che ha approfondito diversi aspetti della vita di Tassoni”.
Prima di pubblicare a Parigi nel 1622 il poema eroicomico che lo ha reso celebre, Tassoni è stato autore di scritti importanti a carattere politico e letterario, poeta e accademico della Crusca, ma anche diplomatico legato alla corte dei Savoia, segretario a Roma del cardinale Ascanio Colonna e poi del cardinale Ludovico Ludovisi, frequentatore a Modena della corte del duca Francesco I d’Este.
Erano i tempi della controriforma, delle dialettiche e dei conflitti tra tolemaici e copernicani, l’epoca di Galileo, del marinismo e dell’arte barocca: valori consolidati venivano messi in discussione, tentativi di indipendenza soffocati, fermenti di ribellione rendevano incandescente l’atmosfera religiosa e politica in tutta Europa. E in quei tempi Tassoni si mosse con spirito eversivo arrivando a mettere in discussione, per esempio, l’autorità letteraria del Petrarca e a polemizzare contro i devoti di Aristotele e Plutarco. Rivendicando la superiorità dei moderni, giunse all’invenzione di un nuovo genere letterario, il poema eroicomico. A suggellarne la bizzaria, l’idea di farsi ritrarre con un fico in mano per significare, in forma esteriormente dolce e ridicola, ma intimamente amara e disillusa, lo scarso guadagno ricavato dalle sue fatiche.
Fu Tassoni stesso a definirsi “Bisquadro” in occasione del suo ingresso all’Accademia degli Umoristi di Roma, di cui fu Principe tra il 1606 ed il 1607. Con lo stesso nome firmò anche l’edizione della Secchia rapita del 1624.
Se bisquadro significa “mal quadro” “fuori di squadra” cioè irregolare, “Tassoni – spiegano gli organizzatori della mostra – scelse per sé questa definizione per alludere alla vena bizzarra che lo contraddistinse. Il Bisquadro alias Tassoni recita la parte del giullare, di colui che è disposto a barattare la propria dignità sociale in cambio della libertà assoluta, di azione e di parola”.
La mostra è organizzata dal Museo civico d’arte del Comune di Modena in collaborazione con la Biblioteca Estense universitaria, l’Archivio storico del Comune e l’Archivio di Stato. Oltre alla direttrice dei Musei civici Francesca Piccinini, del comitato scientifico fanno parte, tra gli altri, Maria Cristina Cabani, professore ordinario presso il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, e Gabriele Bucchi, maître d’enseignement et de recherche presso la sezione di Italiano dell’Università di Losanna.
Il percorso espositivo prevede nelle diverse sezioni anche opere autografe di Tassoni, rare edizioni a stampa, dipinti e documenti, mentre alcune postazioni multimediali contribuiranno a restituire al pubblico il clima dell’epoca in cui visse l’artista, a cavallo tra Cinquecento e Seicento, frequentando corti principesche, alti prelati e nobili collezionisti. Naturalmente un ruolo centrale lo avrà la Secchia rapita sia rispetto alla fortuna editoriale e popolare ottenuta dal poema dal XVII secolo in poi sia rispetto alla fortuna in ambito grafico e pittorico, arrivando fino alle illustrazioni d’autore del Novecento e ai cartoni animati.