Beni sequestrati e confiscati alle mafie, Cgil Modena: numeri inattesi in ER



    polizia-DIAE’ da tempo confermato dalle analisi più attente e poi dagli esiti delle tante indagini approfondite dagli organi antimafia (la DIA in particolare) e certificato dai numerosi provvedimenti giudiziari emessi dalle DDA-Direzioni Distrettuali Antimafia delle Procure del Nord, che con modalità e sistemi diversi da quelli “tradizionali”, le mafie accrescono presenza e sopratutto affari nelle regioni settentrionali.
    Anche l’Emilia-Romagna, grazie alla ricchezza delle attività economiche e commerciali ed alla specificità della diffusa rete di piccole-medie imprese, ha attratto ed insediato crescenti affari per l’economia malavitosa che qui ha investito, riciclato ed anche corrotto, inquinando lavoro pulito e leale concorrenza.
    Un ottimo contributo conoscitivo è venuto dal 1° Rapporto 2014 sulle mafie al Nord, presentato dalla Commissione Parlamentare Antimafia.
    Significativo anche l’incontro in Regione con la Presidente Rosy Bindi poche settimane fa, seguito dall’ottima iniziativa tenuta nella sala del consiglio comunale di Modena, aperto a tutte le rappresentanze sociali, ove la presidente dell’Antimafia – insieme al Procuratore Aggiunto Lucia Musti – hanno delineato le specifiche modalità e i rischi attuali di insediamento malavitosi nelle nostre economie ed imprese. Unico neo in quella sala consigliare, era la visibile e totale assenza delle Associazioni imprenditoriali, con l’unica eccezione della Cna-Fita.

    L’Emilia-Romagna è ai primi posti nel Centro-nord per volume di segnalazioni antiriciclaggio (dati UIF/Banca d’Italia ), scambio di operazioni finanziarie con Paesi “paradisi fiscali”, estensione del lavoro in nero e truffe contributive, diffusione di false imprese cooperative in settori critici.
    In taluni nostri settori produttivi tradizionalmente portanti, si accresce il numero e la portata di imprese con “partecipazione” finanziaria sospetta e cessioni/affitto/subappalto di rami produttivi a ditte colluse col riciclo di risorse. Parliamo delle cosiddette “infiltrazioni legali” .

    Col finire dell’estate sono arrivati anche i sorprendenti dati del Ministero dell’Interno, sull’entità dei beni tolti alle mafie nell’ultimo anno, suddivisi per ogni regione.
    Il Viminale conferma che, dall’agosto 2013 al luglio 2014, in Emilia Romagna sono stati confiscati in via definitiva alle mafie N° 12 beni . Nello stesso anno i beni sequestrati alle cosche in Regione, ammontano all’incredibile N° 448 per un valore di 21 milioni, ponendoci al 6° posto fra le regioni italiane ed al 1° fra tutti i territori a nord del Lazio (vedi allegato)

    Questi dati non sono specificati per provincia, ma la media grossolana dei 40-50 viene spontanea.
    Trova conferma una dimensione preoccupante delle infiltrazioni economiche ed, al contempo, l’efficacia del contrasto, ma pure limiti e storture gestionali da affrontare con urgenza.
    Siamo al paradosso che l’intera società civile regionale non conosce nulla in dettaglio, né perciò può agire per gestire al meglio una rete così estesa di patrimoni sequestrati/confiscati.
    Sono terreni, immobili, partecipazioni azionarie, depositi bancari? Sono aziende famigliari o con lavoratori dipendenti? Dove sono, in quali delle nostre province, in quali comuni? In quale stato d’uso si trovano? Come si potrebbero riutilizzare?
    L’Agenzia Nazionale per i Beni sequestrati e confiscati, non specifica e non comunica nulla.
    Paradossalmente, i Sindaci, le principali Associazioni economiche e sociali dei territori, che tanto potrebbero fare, non sanno nulla ed imparano saltuariamente dai giornali.

    Occorre con urgenza definire una sede istituzionale in regione, che abbia l’autorevolezza di avere tutte le informazioni specifiche ed in tempo reale, relative ai provvedimenti di sequestro/confisca dei tanti beni situati nei nostri territori. Che metta positivamente in rete attiva ciò che oggi non lo è: Regione, Procure, Agenzia dei Beni sequestrati, Prefetture, Sindaci. Che valuti e riprogetti le possibili modalità di riutilizzo pubblico e sociale di quei patrimoni, col coinvolgimento attivo dei soggetti forti ed organizzati della economia, del lavoro, della cooperazione, del volontariato.

    L’uscita di questi dati aggiornati e così pesanti, rappresenta un impegno diretto e cogente per ciascun pezzo della società, ma sopratutto un promemoria impegnativo e vincolante per i candidati al governo della nostra Regione, ormai prossima alle elezioni.

    (Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale)

     

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