Stanno circolando in queste ore varie ipotesi, caldeggiate, a quanto sembra dalla stessa Commissione Europea di una revisione, naturalmente al rialzo delle cosiddette aliquote IVA agevolate (del 4% e 10%).
Tra i prodotti a rischio aumento IVA vi sono anche i beni “food” di prima necessità (pane, pasta, farina, burro, olio) e altri che, con la crisi economica e il conseguente “taglio” dei consumi alimentari hanno subito un vero e proprio tracollo (carne rossa e pesce in primis..).
“Sarebbe un ulteriore elemento di difficoltà per molte delle nostre attività a conduzione familiare – commenta Maurizio Galeotti presidente della Federazione Italiana Esercenti specialisti dell’Alimentazione (FIESA) – che già resistono a fatica alla deflazione, alle aperture selvagge, alla crescita incontrollata della GDO in tutte le sue forme; un ulteriore aumento IVA su questi prodotti, inoltre, colpirebbe non solo le nostre attività, ma anche quei nuclei familiari il cui potere d’acquisto si è già pesantemente ridotto negli ultimi anni.”
In questi anni le attività alimentari di piccole dimensioni sono state ‘sfrattate’ dai centri delle nostre città, in particolare per i problemi derivanti dai costi esorbitanti degli affitti e dalle difficoltà sempre crescenti di accesso e fruizione delle città. “Stiamo assistendo – continua Galeotti – a una timida inversione di tendenza, dovuta a un dinamismo interessante degli imprenditori del settore e alla nascita di nuove tipologie commerciali. L’aumento dell’IVA, in una situazione di grande stagnazione dei consumi, rischia di far arrestare questo processo. Eppure è grande l’importanza, non solo economica, ma anche “sociale” delle nostre attività, soprattutto in presenza di un aumento generalizzato della popolazione anziana e una conseguente necessità di potenziare il commercio di vicinato”.
“Ecco perché la FIESA – conclude Galeotti – contesta con forza ogni ipotesi di aumento IVA sui prodotti alimentari e si augura che tutto rimanga sul terreno delle ipotesi”.