Mielofibrosi primaria: pubblicato su Blood uno studio condotto da ricercatori Unimore



    gruppo-r-manfrediniUno studio sviluppato a Modena presso il Centro di Medicina Rigenerativa “ Stefano Ferrari” del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ha consentito di ottenere nuovi importanti risultati scientifici riguardanti i meccanismi molecolari alla base dello sviluppo della mielofibrosi e di giungere all’identificazione di nuove molecole bersaglio potenzialmente sfruttabili per disegnare terapie sperimentali.

    “Le malattie mieloproliferative croniche – spiega la prof. ssa Rossella Manfredini, docente di Biologia e Genetica all’UNIMORE – sono malattie tumorali del sistema emopoietico, caratterizzate dalla crescita abnorme di alcuni tipi di cellule del sangue, per le quali le attuali terapie non sono risolutive. Tra le neoplasie mieloproliferative, la mielofibrosi presenta la prognosi peggiore, in quanto la sopravvivenza è in media di soli 5-6 anni dalla diagnosi, e in un 10-15% dei pazienti la malattia può evolvere in leucemia acuta”.

    L’importanza della scoperta ha catturato l’attenzione di una delle più prestigiose riviste internazionali di ematologia, la statunitense “Blood”, che ha pubblicato il lavoro.

    Lo studio, condotto dal gruppo di ricerca modenese, guidato dalla prof. Rossella Manfredini, è stato finanziato dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) (Special Program in Clinical & Molecular Oncology) e si è avvalso della collaborazione delle 7 unità facenti parte del gruppo AGIMM (http://www.progettoagimm.it), coordinato dal prof. Alessandro Vannucchi dell’Università di Firenze.

    “Il progetto AGIMM – spiega la prof. ssa Rossella Manfredini – nasce con l’intento di identificare i meccanismi molecolari responsabili dell’insorgenza delle neoplasie mieloproliferative croniche, allo scopo di trasferire rapidamente le informazioni generate in laboratorio al paziente, affinando la diagnosi e la prognosi e sperimentando nuove terapie mirate per il controllo della malattia ed il miglioramento della qualità della vita”.

    I risultati ottenuti finora dal gruppo dei ricercatori UNIMORE ha consentito di giungere alla scoperta ed identificazione di 76 nuovi piccoli RNA, chiamati microRNA, espressi in modo abnorme nelle cellule staminali emopoietiche dei pazienti affetti da Mielofibrosi Primaria.

    “L’importanza e l’originalità dei risultati ottenuti – spiega il dott. Ruggiero Norfo, che insieme alla dott.ssa Roberta Zini e alla dott.ssa Valentina Pennucci ha contribuito in modo fondamentale al lavoro – consiste nell’aver condotto lo studio dell’espressione dei microRNA nella cellula staminale dei pazienti, perché è proprio da questa cellula che ha origine la neoplasia”.

    “I dati ottenuti da questa analisi – afferma la prof. ssa Rossella Manfredini – hanno permesso di identificare alcune reti di interazione tra microRNA e geni potenzialmente coinvolti nell’insorgenza di questa neoplasia, tra cui l’asse JARID2/ miR-155-5p, la cui deregolazione nella malattia porta ad un abnorme produzione di piastrine, processo che risulta gravemente alterato nei pazienti con Mielofibrosi”.

    Lo studio quindi identifica miR-155-5p e JARID2 come due nuovi bersagli terapeutici potenzialmente utilizzabili per il disegno di terapie sperimentali. Ciò potrebbe realizzarsi in un futuro non troppo lontano: infatti, ad oggi, sono già in sperimentazione terapie che prevedono la somministrazione in vivo di inibitori di uno specifico microRNA in primati.

    “Le ricerche condotte dal gruppo della collega Rossella Manfredini – commenta il Pro-Rettore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia prof. Sergio Ferrari – sono fondamentali ai fini della comprensione dei meccanismi molecolari alla base delle neoplasie mieloproliferative e per l’identificazione di nuovi marcatori e bersagli molecolari utilizzabili a fini diagnostici e terapeutici. Questo mi consente di evidenziare l’elevata qualità delle ricerche effettuate dai docenti del nostro ateneo, che certamente si sono dimostrate apprezzate e competitive a livello internazionale. Una buona attività di ricerca in campo biomedico ha sicuramente una ricaduta fondamentale per i malati e anche sulla formazione degli studenti, che possono attingere alle conoscenze scientifiche più avanzate nell’esercizio della loro futura professione”.

     

    ROSSELLA MANFREDINI

    Nata il 2 novembre 1962 a Modena si è laureata nel 1988 in Scienze Biologiche all’Università degli studi di Modena con la votazione 110/110 e summa cum laude. Nel 1994 ha conseguito il Dottorato in Ematologia Sperimentale e nel 1996 la Specializzazione in Biochimica e Chimica Clinica (Univ. di Modena). Assegnataria di Borse di studio AIRC (1989) e della Lega Italiana Lotta contro i Tumori (1994 e 1995), ha effettuato attività di Post doc training alla Temple University di Philadelphia (USA), ottenendo nel 1998 il Brevetto USA per “Utilizzo di oligonucleotidi AS c-fes e ATRA nelle Leucemie di tipo M3”. Ricercatore in Biologia Applicata (SSD BIO/13) all’Università di Modena e Reggio Emilia dal 1996 al 2002, in seguito fino al 2013 ha ricoperto il ruolo di Professore Associato e, successivamente, dal marzo 2013 di Professore Ordinario sempre nelle stesso settore. E’ autrice di 77 pubblicazioni in extenso e di oltre 200 comunicazioni a congressi. I suoi principali temi di ricerca sono: regolazione dell’espressione genica nell’emopoiesi normale e leucemica; fenotipizzazione molecolare di cellule staminali emopoietiche normali e leucemiche.