“Siamo tutti barellieri. No all’appalto”. Queste le parole che campeggiavano su due grandi striscioni che i lavoratori dell’ospedale Santa Maria hanno innalzato nel flash-mob di protesta contro l’appalto dei barellieri che si è svolto questa mattina. Il flash-mob è stata una dimostrazione di solidarietà nei confronti degli operatori il cui servizio dal 1 ottobre sarà appaltato alla ditta Croce Amica One organizzata da Cgil, Cisl, Uil, Fials, Fsi e Rsu, che da mesi sostengono la convenienza di mantenere il servizio interno invece che appaltare.
“Nei giorni scorsi i sindacati – si legge nel comunicato di Cgil, Cisl, Uil, Fials, Fsi e Rsu – avevano incontrato il Vicesindaco Sassi e il sindaco Vecchi. Per oltre 10 giorni silenzio assoluto. Lunedì finalmente, in consiglio comunale, Sassi, rispondendo a un’interpellanza dell’opposizione, si è ricordato della vertenza in atto. “Ci fa piacere scoprire la vena filoaziendale del vicesindaco e assessore Sassi – affermano Maurizio Frigeri, della Cgil, Davide Battini, Cisl, Mauro Chiarini, della Uil, Pasquale Liquori, della Fials e Ornella Guerini del Fsi -. Nemmeno il direttore generale Ivan Trenti avrebbe potuto sostenere con parole migliori la politica di esternalizzazione che sta adottando all’interno dell’ospedale di Reggio. E il Sassi che sostiene che nessuno perderà il posto, peraltro confondendo operatori socio sanitari e infermieri, è evidentemente mal informato sullo stato dell’arte. E i precari i cui contratti non vengono rinnovati come li definisce l’assessore Sassi?”.
I segretari ribattono a Sassi anche sul tema della valorizzazione del personale, principio portato come giustificazione dell’appalto: “Questo è un tema sul quale lottiamo da anni. Siamo convinti delle necessità che tutte le professionalità sanitarie svolgano pienamente e al meglio il lavoro per cui sono stati formati – proseguono i segretari -. E rispetto al tema dei barellieri ricordiamo che con la direzione era già stato trovato un accordo che prevedeva l’uscita degli attuali operatori dei trasporti ordinari dal servizio. E questo senza la perdita di salario che questo cambiamento implica (circa 200 – 300 euro al mese). Peccato che – prosegue il comunicato di Cgil, Cisl, Uil, Fials, Fsi e Rsu – a metà luglio il direttore generale abbia compiuto un completo voltafaccia totale. Abbiamo anche documentato il voltafaccia (segno della debolezza dell’argomentazione dei presunti risparmi) ma il Comune evidentemente non ha sentito la necessità di chiedere i motivi di tale clamoroso cambio di direzione dell’azienda. Né abbiamo sentito parole di condanna nei confronti dell’atteggiamento dell’Azienda che impedisce di collocare delle bandiere al di fuori della struttura durante lo stato di agitazione. Ci dispiace che la seconda autorità del Comune non si preoccupi delle eventuali ricadute che la privatizzazione di un servizio a diretto contatto col cittadino avrà in futuro. E sui risparmi speriamo che l’assessore sia così pronto anche a sostenere i tagli sulle consulenze e sui dirigenti”.