Per anni ha picchiato e maltrattato la compagna. Si aprono le porte del carcere per un 43enne reggiano



    violenza_donneAlcuni giorni fa una giovane donna italiana residente in provincia ha denunciato il suo compagno per lesioni.
    La donna, recatasi in Questura con il volto tumefatto e dolorante, era stata curata e medicata al Pronto Soccorso del Santa Maria Nuova. Agli investigatori della Squadra Mobile ha raccontato la sua annosa vicenda di sofferenza.
    Circa sette anni prima, sul proprio posto di lavoro, aveva conosciuto un uomo, cliente dell’azienda, col quale era poi nata una relazione sentimentale. I due decidevano di convivere in un appartamento di un comune della provincia; la donna era mamma di due bambini nati da una precedente relazione.
    La stessa raccontava che già dopo due/tre anni di convivenza il compagno manifestava un carattere violento, sia in casa che sul posto di lavoro, proprio in questo luogo era costretta più volte a chiedere l’aiuto delle forze dell’ordine per difendersi, in particolare in un’occasione l’uomo la percuoteva e le strappava i vestiti e solo l’intervento di persone presenti sul posto evitava guai peggiori.
    Proprio in questo periodo la donna perdeva il lavoro, venendo licenziata. I Servizi Sociali, venendo a conoscenza della vicenda, erano intervenuti a favore dei minori avocando l’affidamento dei piccoli e collocandoli presso il padre naturale.
    L’assenza dei bambini dalla casa non migliorava le cose, anzi l’escalation di violenza era sempre più esplosiva, la sventurata però non era in grado di collocare nel tempo i tanti episodi subiti, se non quelli che necessitavano di cure ospedaliere.
    Come nel dicembre 2011 quando il convivente al culmine di una lite la colpiva con calci all’addome provocando la rottura della milza con successivo ricovero e intervento chirurgico; in un’altra circostanza dopo averla malmenata le rompeva il telefono cellulare e, per evitare qualsiasi possibilità di chiedere aiuto, addirittura tagliava il filo del citofono, in questa ulteriore episodio si faceva poi curare all’Ospedale perché aveva riportato una frattura alle dita. Ancora, in un’altra circostanza, i pugni dell’uomo provocavano fratture alle costole.
    Nonostante gli innumerevoli episodi subiti, la donna aveva continuato la relazione perché sperava che l’uomo cambiasse e perché lei aveva compassione per lui che, dopo le numerose denunce subite, aveva ricevuto dall’Autorità Giudiziaria l’imposizione di non dimorare nello stesso comune, dunque proprio per aggirare tale divieto i due, nel giugno scorso, andavano a convivere in affitto in una casa a Reggio Emilia dove il calvario riprendeva, oltre alle aggressioni fisiche l’uomo praticava una violenza verbale molto pesante, le strappava le foto con immagini dei bambini e dei suoi defunti, le tagliava i vestiti e gli indumenti intimi, le rompeva le scarpe.
    L’apice si verificava lo scorso 8 luglio, quando, alle 5,30 del mattino, l’uomo rientrava in casa ubriaco e, nonostante la donna si adoperasse per preparagli il caffè, lo stesso sbraitava contro la vittima utilizzando il rituale e sprezzante “florilegio” di insulti, ma non pago afferrava un bastone e la colpiva alla testa, poi afferrava una scopa e la colpiva di nuovo, infine ricorreva ai calci.
    La donna, in pigiama, riusciva a fuggire e a chiedere aiuto in un bar vicino casa, malgrado una ferita sanguinante rifiutava di ricorrere alle cure poiché, in stato confusionale, la preoccupazione si era spostata sulla sua macchina sparita dal parcheggio sotto casa, sicuramente l’aveva utilizzata il compagno per fuggire.
    La vettura veniva rinvenuta poco lontana, con piantone dello sterzo e vetri rotti.
    L’ultimo evento convinceva la donna a lasciarsi quella storia alle spalle, accompagnata in Ospedale veniva curata e dimessa con prognosi di 15 giorni, poi si recava a casa di parenti, i quali riuscivano a persuaderla: doveva denunciare quell’uomo.
    La Squadra Mobile ricostruiva l’intera vicenda e richiedeva alla Procura della Repubblica la misura dell’arresto dell’uomo, tale richiesta veniva accolta dall’Autorità Giudiziaria e il 43enne reggiano I. T. veniva ristretto in carcere.