Fusione Comuni Alto Appennino Reggiano, in Commissione l’audizione dei Sindaci: “Avanti, l’unione fa la forza. Ma nessuna forzatura”



    I-sincaci-in-audizioneDue valli, un unico crinale al confine tra l’Emilia-Romagna, la Toscana e Liguria, e quattro municipi che presto potrebbero trasformarsi nel Comune unico territorialmente più esteso della provincia reggiana e il sesto della nostra regione. E’ quanto si profila nel progetto di legge per la fusione dei Comuni reggiani di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto, predisposto dalla Giunta regionale a seguito della richiesta dei rispettivi Consigli comunali.
    Per approfondire alcuni aspetti legati al percorso di fusione, la commissione regionale Bilancio, Affari generali e istituzionali, presieduta da Marco Lombardi, ha accolto oggi in audizione i quattro sindaci interessati. Unanime la voce dei quattro primi cittadini nel sottolineare il “convinto sostegno” ad un percorso “iniziato da tempo e che trova le sue radici – è stato sottolineato – nella proficua collaborazione per la gestione di molti servizi importanti all’interno dell’Unione dei comuni dell’Alto Appennino reggiano”.
    Un’Unione – ha ricordato Giorgio Pregheffi, sindaco di Ligonchio – che può essere considerata un’esperienza “apripista”, tale da consentire oggi di fare “un ulteriore passo avanti” rispetto ad una gestione che è “sempre più complicata per la mancanza di risorse”. A fronte di un territorio montano di grande bellezza e di vasta estensione (in tutto 257 chilometri quadrati), dove i servizi sono più costosi che in pianura e dove la popolazione si è progressivamente e sensibilmente ridotta (dal 2001 al 2011 gli abitanti sono calati di circa 850 unità, pari al 16% del totale) – ha aggiunto il sindaco di Collagna, Paolo Bargiacchi – la fusione è un progetto che merita di “arrivare in fondo. L’Unione, che ha consentito processi di risparmio- ha detto- oggi non è più sufficiente”. Oltre a ragioni pratiche, ci sono poi alcuni “motivi ideali” per sostenere la fusione, processo con il quale “quattro piccoli comuni raccolgono l’invito all’esigenza di semplificazione del Paese e di riforma”. E tuttavia, ciò avvenga “senza forzature, perché è un processo che va capito”.
    In proposito, il sindaco di Busana, Daniela Pedrini, ha poi ricordato i numerosi incontri che si sono tenuti sul territorio alla presenza di tutti i sindaci per coinvolgere i cittadini e far conoscere il progetto di fusione, anche grazie ad un percorso partecipativo promosso con il finanziamento concesso dall’Assemblea legislativa con un apposito bando dedicato ai processi di fusione.
    “L’unione fa la forza– ha affermato Martino Dolci, sindaco di Ramiseto, sottolinando l’importanza del passaggio istituzionale in corso– il timore e il campanilismo devono essere superati affinché si creino le condizioni più favorevoli per consentire ai cittadini di rimanere sul territorio”.

    E proprio riguardo ai cittadini, che dovranno pronunciarsi in un referendum a favore o contro la fusione, anche se la legge regionale attribuisce un carattere consultivo alla consultazione e dunque non vincolante, i sindaci hanno precisato che per espressa deliberazione dei quattro enti la fusione si farà solo in caso di esito positivo in tutti e quattro i comuni.
    Il progetto di legge attualmente in discussione in commissione prevede che in caso di fusione il nuovo Comune unico, con una popolazione di circa 4.500 abitanti, avrebbe decorrenza dal primo gennaio 2015 e riceverebbe dalla Regione un contributo costante annuale di 247 mila e 500 euro per quindici anni. In aggiunta è previsto anche un contributo regionale straordinario in conto capitale di 200 mila euro all’anno per un triennio.

    (Nella foto un momento dell’udienza conoscitiva)