Un bambino di otto mesi ha potuto tornare a sentire grazie ad un impianto cocleare bilaterale posizionato chirurgicamente nel corso di un’unica seduta operatoria.
L’intervento, durato circa 8 ore, è stato portato a termine con successo dalla équipe del Reparto di Otorinolaringoiatria della Azienda Ospedaliera IRCCS di Reggio Emilia, diretta dal dott Verter Barbieri.
Il bambino, che una meningite batterica aveva privato dell’udito a pochi giorni dalla nascita, sta seguendo dopo l’intervento un lungo percorso riabilitativo che sta evolvendo nel migliore dei modi.
Come spiega il dott Barbieri: “La meningite rappresenta la più comune causa post-natale di ipoacusia profonda nei bambini, con un’incidenza variabile dal 6% al 16% dei pazienti affetti da meningite batterica e l’impianto cocleare è, ad oggi, il metodo di riabilitazione più consigliato. La nostra équipe effettua una media di 20 interventi all’anno sin dal 1992, quando fu tra le prime equipe operatorie in Italia a svolgerlo”.
L’impianto cocleare, che viene posizionato all’interno dell’orecchio ed in prossimità di esso sotto la cute, capta e converte i segnali acustici provenienti dall’esterno in segnali elettrici destinati a stimolare direttamente il nervo acustico. L’impianto svolge, in pratica, la funzione che l’orecchio interno (coclea) danneggiato non riesce più ad elaborare.
La peculiarità del caso è data dall’età del bimbo (uno dei più piccoli fino ad ora operati in Italia) e dai rischi connessi alla chirurgia, in particolare per gli aspetti della assistenza anestesiologica a bambini di tenera età.
Dopo la diagnosi di ipoacusia emersa dallo screening uditivo neonatale cui vengono sottoposti tutti i nuovi nati della nostra provincia, la spinta ad effettuare l’intervento in tempi quanto più rapidi ed in contemporanea sui due lati è stata costituita dai rischi che l’attesa avrebbe comportato. L’instaurarsi di una c.d. labirintite ossificante era tra questi ed avrebbe reso difficoltoso l’inserimento dell’impianto cocleare.
“Gli interventi di impianto cocleare vengono eseguiti, in genere, a circa un anno di vita del paziente e condotti sempre in maniera sequenziale. Il caso clinico ha rappresentato in questi mesi un’importante esempio di collaborazione interdisciplinare tra i sanitari coinvolti nell’assistenza del bimbo. La precocità d’intervento permette di auspicare un buon successo in ambito funzionale” conclude Verter Barbieri.
Dalla diagnosi alla cura sino alla riabilitazione, il caso del piccolo ha coinvolto diversi reparti. Il Reparto di Neonatologia ha assistito il paziente dopo la diagnosi di meningite batterica ed il Centro di Foniatria e Logopedia (ORL) insieme al Reparto di Neuopsichiatria Infantile hanno curato il percorso di riabilitazione post-intervento.