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Unimore stamane ha laureato in Ingegneria del Veicolo il fondatore e Chief Designer di Pagani Automobili

Da oggi il nome di Horacio Pagani va ad arricchire la galleria delle personalità illustri insignite della laurea Honoris Causa dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. A lui l’Ateneo emiliano ha voluto rendere omaggio attribuendogli la laurea magistrale in Ingegneria del Veicolo. Il noto fondatore e Chief Designer di Pagani Automobili di origini argentine, che ha voluto legare i suoi successi imprenditoriali ed il suo nome a quel territorio modenese, culla e cuore di ciò che oggi è la Motor Valley, è la seconda eminente personalità internazionale a ricevere la laurea in questo corso di studio, che finora ha accompagnato al titolo di laurea 623 studenti.

La decisione, fatta propria ed approvata del Ministro Valeria Fedeli il 12 aprile 2018, e prima dal Senato Accademico Unimore in data 20 dicembre 2017, è stata avanzata e deliberata all’unanimità dal DIEF – Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”, che su questo riconoscimento ha discusso il 15 dicembre dell’anno scorso la proposta esposta dal Vice Direttore del DIEF, prof. Luigi Rovati.

La giornata, ospitata presso il Tecnopolo di Modena e aperta dall’ingresso del Corteo Accademico, è stata introdotta dal Magnifico Rettore prof. Angelo O. Andrisano, cui sono seguite la lettura della motivazioni da parte del Direttore del DIEF – Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” prof.ssa Alessandro Capra e l’esposizione della laudatio, affidata al rappresentate del corso di studio in Ingegneria del Veicolo e Presidente del corso di laurea interateneo in “Advanced Automotive Engineering” prof. Francesco Leali.

“E’ doveroso ricordare – ha detto nel suo saluto il Magnifico Rettore Unimore prof. Angelo O.  Andrisano – che la cerimonia di oggi si tiene proprio nel trentesimo anniversario dalla scomparsa di Enzo Ferrari, personaggio entrato nel mito, che ha portato il nome della città di Modena nel mondo e al quale è stato intitolato il nostro Dipartimento di Ingegneria di Modena. E non è così difficile trovare un parallelismo tra la storia di Horacio Pagani e quella di Enzo Ferrari, entrambi arrivati all’eccellenza spinti dalla passione e dalla perseveranza; due persone geniali che sono riuscite a realizzare il loro sogno”.

“La prestigiosa carriera nella progettazione e nella produzione di supercar apprezzate a livello mondiale, la spiccata propensione alla continua attività di ricerca ingegneristica soprattutto nell’ambito dei materiali compositi e la straordinaria ricaduta economica e di immagine dell’attività imprenditoriale all’interno del panorama automobilistico nazionale e internazionale –  ha affermato il prof. Alessandro Capra leggendo le motivazioni della decisione – confermano l’eccellenza del percorso professionale di Horacio Pagani e motivano la richiesta di assegnazione del titolo ad Honorem di Ingegnere del Veicolo”.

“Confesso – ha esordito nella sua laudatio il prof. Francesco Leali di Unimore – il timore di non poter essere davvero all’altezza di presentare il profilo straordinario di Horacio Pagani che, al di là degli evidenti meriti personali, rappresenta l’ideale di realizzazione degli Ingegneri più entusiasti. Un tecnico i cui meriti vanno ben oltre l’ingegneria meccanica e la tecnologia dei materiali compositi, della quale è stato visionario pioniere, perché ispirati da quel concetto di arte rinascimentale che si ritrova pienamente sviluppato solo nel pensiero e nelle opere di Leonardo da Vinci, figura da lui quasi maniacalmente studiata e profondamente amata. Un imprenditore capace di pensare, progettare e produrre veicoli unici, mai esistiti in precedenza, per i quali si è reso necessario coniare una nuova categoria di classificazione, “Hypercar”, in cui l’idea di stile e prestazione è superata da quella di stupore di guida e di ammirazione. Un imprenditore che ha fatto della propria azienda un ambiente familiare. Se ne ha sentore visitando la nuova bellissima sede di San Cesario sul Panaro, curata insieme ai figli Leonardo e Christopher, ma se ne ha evidenza confrontandosi, come mi è capitato in questi giorni, con i suoi più vicini collaboratori e collaboratrici: attenti a valorizzarne il pensiero originale, con reale stima, e pronti a raccoglierne le indicazioni e a trasformarle in azioni, con efficienza, certo, ma soprattutto con l’attenzione e la cura proprie dell’affetto, non della mera operatività”.

Quindi, il Magnifico Rettore ha consegnato il Tocco, il Sigillo dell’Ateneo ed il Diploma di Laurea al nuovo dottore in Ingegneria del Veicolo, Horacio Pagani. che ha pronunciato la sua lectio magistralis.

Horacio Pagani nel sua intervento ha ripercorso le tappe del suo percorso in occasione del conferimento della laurea Honoris Causa. La Lectio Magistralis da lui tenuta si è soffermata principalmente sugli aspetti che hanno caratterizzato la formazione autodidatta, l’attività di ricerca e sviluppo di nuovi materiali e tecnologie composite e la scelta di Modena come territorio privilegiato per la nascita della supercar Pagani.

La sete di conoscenza è alla base del cammino che porta Horacio Pagani ad assecondare una passione, un desiderio creativo che ha nutrito fin da bambino, spesso alimentato dalle riviste di settore, le poche disponibili in Argentina, che facevano sognare tanti ragazzi attraverso le immagini delle supercar che venivano costruite a Modena. “Per me aprire quelle riviste e vedere queste macchine, avere questa sorta di connessione con l’Italia, con il design italiano, era qualcosa che mi stimolava, mi faceva sognare, immaginare… E probabilmente questa immaginazione andava anche oltre a quella che era la realtà.” Queste le parole di Horacio Pagani per descrivere la nascita del suo sogno, del suo desiderio di avvicinarsi a questa terra che gli ha conferito una laurea in Ingegneria del Veicolo. A Modena, infatti, il giovane designer sognava di arrivare, poiché in questa terra c’è la cultura dell’automobile, non presente per esempio in altre città. “A Modena perché qui c’è la tradizione, qui c’è la storia. Maserati, Ferrari, Lamborghini sono la storia, sono la tradizione italiana che tutti quanti dobbiamo rispettare; quello che loro hanno creato ha consentito a me e a tanti altri di prendere spunto e di poter fare qualche cosa. Maserati è stata la prima fabbrica ad installarsi in questa zona: a Modena c’era una cultura molto importante, quella delle carrozze, e qui sono nate le prime carrozze a cavallo e poi i primi mezzi motorizzati e autobus; qui c’era la manualità, la cultura e le conoscenze per poter lavorare certi materiali. All’approccio di Maserati, nella loro scelta di Modena, ha poi fatto seguito quello di Enzo Ferrari, che decise di fare le sue macchine in questa zona, anziché a Torino o a Milano, dove c’era più una tradizione legata alla Fiat, alle fabbriche di automobili. Lo stesso Ferruccio Lamborghini, attratto dal fascino di queste macchine, di Ferrari e Maserati, decise di portare avanti il suo progetto, il suo sogno in questa stessa area, dove la passione, le persone fanno la differenza”. L’orgoglio di far parte di questa terra è forte, così come la stima e la profonda ammirazione per i miti italiani, i brand che hanno fatto la storia e che continuano a far sognare tante generazioni.

Dagli inizi in Argentina ai primi esperimenti con modellini in legno fino al progetto di una monoposto di Formula 2, tutto denota un enorme impegno e una grande devozione. Un rigore e una disciplina trasmessi dalla famiglia e respirati nella panetteria del padre, a Casilda, dove ogni mattina il pane viene sfornato e dove non si parla di supercar. Nella pampa argentina, infatti, non esiste cultura automobilistica di sorta, nonostante i grandi nomi di Juan Manuel Fangio e Oreste Berta, mentori e idoli indiscussi del giovane Horacio. Ma la passione e la curiosità instancabile lo portano a fare incontri che muteranno il corso della sua vita, come quello con l’opera di Leonardo da Vinci, secondo cui arte e scienza possono coesistere tranquillamente, “camminare mano nella mano”. Da questo momento farà di questa visione la filosofia di ogni futuro progetto e creazione: “Questa visione mi ha permesso di sentire chiara la sensazione, o meglio il bisogno, di attribuire un senso estetico anche ad oggetti, ad elementi che normalmente avrebbero avuto uno scopo solo puramente funzionale”. All’insegna di questa propensione, del dover piegare ogni calcolo, ogni formula, ogni geometria ad una bellezza formale e cura estetica, nasceranno progetti come Pagani Zonda e Huayra, dove la cura del dettaglio è visibile in ogni singolo pannello in fibra di carbonio, in cui l’accostamento di trama e ordito diventa un motivo di vanto, una peculiarità da mettere in vetrina. Un’ode al lavoro artigianale e sartoriale, fatto a mano, insieme al trionfo delle tecnologie composite a lungo studiate e messe a punto nell’Atelier di San Cesario sul Panaro, al fine di arrivare ad un perfetto connubio di Arte e Tecnica.

Ruolo centrale nella Lectio Magistralis è stato anche il tema del lavoro di squadra, della partnership con collaboratori stimati, senza far mancare alcuni importanti messaggi per le giovani generazioni “Quando ci troviamo davanti ad un ostacolo, non dobbiamo arrenderci: quell’ostacolo è lì per un motivo. E’ una fonte di energia! Dobbiamo solo ingegnarci per capire come scavalcarlo”. E ancora sono le sue parole “Lungo il percorso si fanno indubbiamente tanti passi avanti e a volte anche passi indietro. Se questo passo che si fa in avanti, lo si reputa già un piccolo successo, questo automaticamente ti dà energia per fare il passo successivo”.

Presenti alla cerimonia la famiglia, i figli Christopher e Leonardo e la Moglie Cristina, amici ed autorità tra cui il Prefetto di Modena Maria Patrizia Paba, il Vice Sindaco di Modena Gianpietro Cavazza, l’Assessore della Regione Emilia Romagna Palma Costi, il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Paolo Cavicchioli, l’On. Benedetta Fiorini, il Vice Presidente della Camera di Commercio di Modena Gian Carlo Cerchiari, il Direttore Generale di Confindustria Emilia centro Tiziana Ferrari, oltre al Senato Accademico e a numerosi docenti, imprenditori, autorità militari e studenti.

Al neo ingegnere è giunto anche un messo di felicitazioni, letto ai presenti, da parte di Andrea Bocelli e famiglia. “Il mondo – ha scritto il cantante nel suo indirizzo di saluto – ha bisogno di modelli positivi, di esempi in grado di infondere ottimismo, di figure che dimostrino come ciascuno possa seguire con coraggio, passione e determinazione le proprie aspirazioni. Ha bisogno di personaggi visionari e geniali come te, eroi dei nostri tempi che pensano fuori dal coro e, forti di grandi ideali, realizzano i propri sogni, le proprie intuizioni e le proprie rivoluzioni, dando un contributo fattivo alla società. Brindiamo a questa ulteriore manifestazione di stima, di ammirazione e di affetto, da parte di un Ateneo (e di una Nazione) che – proprio come noi – è orgogliosa del sangue italiano che scorre nelle tue vene. Un abbraccio e sincere congratulazioni da tutta la famiglia Bocelli”.

HORACIO PAGANI

Horacio Pagani è fondatore e Chief Designer di Pagani Automobili.

Dopo aver gestito la Divisione Compositi di Lamborghini, lavora dal 1980 al progetto “C8”, presentato poi al Salone di Ginevra del 1999 col nome di Zonda, vettura riconosciuta da subito come un classico senza tempo.

Nel 2011 viene presentata la Pagani Huayra, manifesto della filosofia rinascimentale e leonardesca che da sempre affascina Horacio Pagani. Creata con materiali compositi di ultima generazione, nel 2012 vince i tre più prestigiosi awards del settore come Car Of The Year.

La continua attività di ricerca nell’ambito dei materiali compositi porta Horacio a definire formule sempre nuove, che trovano applicazione nei modelli successivi come Pagani Huayra BC e Huayra Roadster. L’utilizzo sui recenti modelli di tecnologie composite messe a punto durante i primi sviluppi della Zonda, confermano il carattere pionieristico della sua attività.

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Nella foto in alto, da sx: Pagani e il Rettore; nella foto in basso il neolaureato insieme alla moglie e ai figli e a Capra, Andrisano e Leali.

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