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Partito WORKing pink, il progetto delle Acli di Bologna per promuovere l’occupazione femminile

10 donne, tutte italiane, nella logica del “piccolo gruppo omogeneo”, hanno esordito ieri al primo incontro di WORKing pink, il progetto delle Acli di Bologna pensato per sostenere l’occupazione femminile. Media di età 50 anni, si tratta di donne laureate (70%) o con un diploma di istruzione superiore (30%).  Il 70% di loro ha esperienze lavorative più che decennali con la stessa azienda, che, colpita dalla crisi, le ha lasciate a casa.

Tutte le partecipanti hanno denunciato di essersi sentite professionalmente penalizzate in quanto donne, soprattutto quando si è trattato, per l’azienda, di compiere delle scelte dettate dalla crisi. Due di loro, invece, hanno lasciato il “posto fisso” per seguire una passione: esse hanno dichiarato di partecipare al progetto per imparare a valorizzare le proprie competenze, anche trasversali, realizzando il “sogno di una vita”. Le donne, dunque, nonostante tutto, hanno ancora la capacità di sognare la piena realizzazione professionale La media del periodo di disoccupazione è 13 mesi, durante i quali si sono tutte un po’ adattate all’offerta del mercato, accettando lavori sottopagati e demansionanti rispetto al proprio curriculum e titolo di studio: il 30% di loro ha dichiarato di averlo fatto per ottenere un riconoscimento sociale e del proprio ruolo professionale al di fuori della famiglia, più che per una reale esigenza economica.

Durante il primo incontro di conoscenza si è subito generata grande empatia fra le partecipanti, guidate da una psicologa delle Acli: alcune di loro pensano già all’eventualità di un progetto di lavoro autonomo o imprenditoriale, insieme ad altre colleghe di WORKing pink. Le criticità principali emerse legate alle proprie, precedenti occupazioni riguardano il tema della conciliazione dei tempi di lavoro e di vita: quasi tutte con famiglia, hanno dovuto lasciare la prima volta il lavoro quando avevano i figli piccoli, per poi riprenderlo faticosamente dopo anni. Il 50% di loro attribuisce le difficoltà attuali a una ricaduta negativa di ciò.

«Dal confronto con queste donne stanno emergendo temi interessanti» ha affermato Filippo Diaco, il presidente provinciale delle Acli di Bologna «di cui faremo tesoro per la nostra attività associativa e per lanciare proposte concrete alla politica. Per parte nostra» ha concluso Diaco «partiremo a marzo con un secondo ciclo di WORKing pink dedicato alle donne immigrate e un terzo per richiedenti protezione internazionale: con loro sarà interessante lavorare sull’empowerment e la valorizzazione del soft skills». Il primo tratto del percorso di concluderà simbolicamente l’8 marzo, con la possibilità di sostenere veri colloqui di lavoro o di far valutare una propria idea imprenditoriale, grazie alla rete di partner delle Acli di Bologna.

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