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Anagoor al Teatro delle Passioni di Modena con “Verso l’eresia” dal 6 febbraio

Foto di Silvia Bragagnolo

Da martedì 6 febbraio arriva sul palcoscenico del Teatro delle Passioni di Modena “Verso l’eresia”, la trilogia di spettacoli della compagnia veneta Anagoor, da pochi giorni insignita del Leone d’Argento per il Teatro 2018 dalla Biennale di Venezia.

In pochi anni, Anagoor ha catturato l’interesse di pubblico e critica ponendosi al centro dell’attenzione teatrale italiana ed europea: la compagnia, che prende il nome dal racconto di Dino Buzzati “Le mura di Anagoor”, nasce nel 2000 a Castelfranco Veneto, su iniziativa di Simone Derai e Paola Dallan, ai quali si aggiungono successivamente Marco Menegoni, Moreno Callegari, Mauro Martinuz, Giulio Favotto, Silvia Bragagnolo e molti altri, facendo dell’esperienza un progetto di collettività.

Al Teatro delle Passioni, la compagnia presenta martedì 6 e mercoledì 7 febbraio alle ore 21 Rivelazione, Sette meditazioni intorno a Giorgione: è un Giorgione eretico quello dipinto da Anagoor, lontano dal campione della “scuola veneta” trasmesso dalla tradizione. Attraverso documenti, versi, frammenti e immagini, Anagoor indaga una delle figure più enigmatiche della storia dell’arte italiana.

Giovedì 8 e venerdì 9 febbraio sempre alle ore 21, è la volta de L’italiano è ladro: Anagoor incontra qui l’omonimo frammento plurilingue di Pier Paolo Pasolini pubblicato su “Nuova Corrente” nel 1951. Questo lavoro, nonostante sia passato quasi inosservato, è senz’altro un campione rappresentativo della stagione poetica degli anni Cinquanta e della storia politica, culturale e letteraria in cui si inserisce. Anagoor restituisce il favore e la complessità di questa scrittura in ebollizione, di un pensiero e di una lingua che stavano diventando sistema e visione.

Chiude la trilogia sabato 10 alle ore 20 e domenica 11 febbraio alle ore 17, un altro affondo nella poesia, Magnificat. Un omaggio alla figura e all’opera di Alda Merini, una delle esponenti più incisive della poesia italiana del Novecento. Magnificat è uno dei componimenti più recenti della Merini: in esso, senza biografismi, né agiografia, l’autrice restituisce la complessità di Maria: una creatura di luce e carne, fragile, smarrita, ribelle… e perdutamente innamorata di Dio.

 

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