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Melanoma: in Emilia Romagna 1.300 nuovi casi ogni anno. Grazie a diagnosi e terapie innovative la sopravvivenza è in aumento

La gestione del melanoma in Emilia Romagna è tra le migliori in Italia: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è pari all’89%, superiore alla media nazionale (87%) e al quarto posto in Italia nella classifica regionale. Un ottimo risultato, ma migliorabile se si considera che questo valore raggiunge il 92% in Trentino Alto Adige o il 90% in Piemonte e Veneto e che per il 2017 sono stati stimati ben 1.300 nuovi casi, di cui 700 uomini e 600 donne (dati: AIOM AIRTUM 2017), molti dei quali giovani.  Il melanoma rappresenta, infatti, la seconda neoplasia più diffusa tra gli uomini under 50 e la terza tra le donne nella stessa fascia d’età.

Multidisciplinarietà, terapia personalizzata, pazienti più consapevoli: ecco le tre grandi sfide che gli esperti e operatori della salute che si occupano di melanoma si trovano oggi a fronteggiare per offrire ai pazienti colpiti il massimo dei benefici dalle terapie oggi disponibili. A delineare le priorità, un documento realizzato grazie al contributo incondizionato di Novartis e stilato da un panel di esperti impegnati in prima linea nella cura di questa patologia oncologica presso centri di riferimento ed eccellenza nel nostro Paese, tra cui quello della Clinica Dermatologica e Preside della Facoltà di Medicina, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. “La nostra Struttura Complessa di Dermatologia esegue circa 150 nuove diagnosi di melanoma all’anno e in ben il 70% dei casi il tumore viene individuato e rimosso in fase precoce, quando l’intervento chirurgico è cioè in grado di assicurare la guarigione del paziente, scongiurando una progressione della patologia che può portare anche alle morte – spiega Giovanni Pellacani, Direttore della Clinica Dermatologica e Preside della Facoltà di Medicina, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. – Il melanoma è una neoplasia cutanea complessa e in cui si è avuto un miglioramento della sopravvivenza ma i dati di incidenza restano elevati, per una serie di fattori. Tra questi, l’abitudine di esporsi al sole, soprattutto in modo intermittente, come avviene nella nostra area durante i periodi estivi. A questo si deve aggiungere anche la pratica sempre più diffusa, soprattutto tra i soggetti più giovani e maggiormente a rischio, delle abbronzature artificiali. La diagnosi precoce – che prevede uno screening dei nei sospetti – resta quindi una priorità che ci vede impegnati in prima linea”.

Oggi, siamo, inoltre, di fronte ad una vera e propria rivoluzione legata alla scoperta di diversi tipi di melanoma: non è più appropriato parlare di un’unica patologia, ma di un insieme di malattie, che possono differenziarsi per le caratteristiche biologiche e cliniche delle lesioni nonché per la risposta alle terapie. Le nuove opzioni diagnostiche e terapeutiche rendono la diagnosi, il trattamento e il follow-up del melanoma un processo molto complesso, nel quale più attori sono chiamati a svolgere in modo coordinato la loro parte: il chirurgo si affianca al dermatologo, all’oncologo, all’anatomopatologo, al radioterapista, al radiologo, al biologo molecolare. Nel melanoma metastatico, ovvero la forma avanzata, una sfida ancora più cruciale e da affrontare con la massima tempestività è quella di individuare la cura giusta per il paziente giusto. La chemioterapia non è più oggi l’unica opzione. Sono disponibili anche farmaci target, in grado di legarsi specificamente ai bersagli molecolari identificati nelle cellule tumorali, e agenti immunoterapici, che potenziano l’azione del sistema immunitario contro la malattia. Ma per usare al meglio queste nuove armi a disposizione, il team multidisciplinare deve entrare in gioco fin dal primo step, per effettuare la valutazione dello status mutazionale, come quella a carico del gene BRAF, presente nel 50% circa dei melanomi cutanei. L’individuazione della mutazione guida poi il team di specialisti nella scelta della terapia capace di agire in modo mirato su quel particolare paziente e quel melanoma. Altrettanto importante in quest’evoluzione, è la condivisione di tutti questi nuovi saperi con il paziente, spesso confuso dalla complessità degli scenari e delle opzioni diagnostico-terapeutiche disponibili.

“Proprio per affrontare queste sfide, la Clinica dermatologica di Modena si è organizzata nel corso degli anni per offrire un servizio altamente specializzato e multidisciplinare, in grado di accompagnare i pazienti con melanoma in un percorso completo, all’interno di una struttura dotata delle migliori soluzioni diagnostiche e terapeutiche disponibili. – conclude il Professor Giovanni Pellacani – In particolare, siamo stati pionieri nell’uso della microscopia confocale in vivo, tecnologia che consente di avere una diagnosi quasi istologica, senza necessità di biopsia. Inoltre, il percorso successivo alla diagnosi di melanoma è affidato a specialisti oncologi e dermatologi con una conoscenza approfondita del problema e competenze specifiche sull’utilizzo delle più innovative terapie.”

 

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